Uno degli aspetti deteriori di questa pandemia, e forse non l’ultimo da prendere in considerazione, è che non si può fare a meno di parlarne.

Il 2020 è stato l’anno delle distanze sociali, delle mascherine, siamo stati allontanati dai nostri affetti, privi dei nostri normali contatti, costretti a contrarre abitudini contrarie alla nostra routine, per oltre due mesi abbiamo avuto modo di riflettere.

Non so se, come si dice, usciremo diversi da questa dolorosa esperienza collettiva. So per certo che, almeno per quanto riguarda il mondo che più conosco, ossia il mondo della ristorazione e del turismo in generale, ossia il comparto che ha pagato il prezzo più caro in termini di mancato guadagno e di perdita della clientela, ci vorrà molto tempo, e forse qualche riforma da parte del legislatore, perché le cose tornino com’erano.

Abbiamo ormai perduto i benefici effetti dei mesi estivi quando, con i locali aperti ma con un clima di diffusa cautela, abbiamo potuto contare su un tipo di turista diverso che (malgrado l’assenza di grandi manifestazioni o forse proprio per questo…) ha potuto scoprire altre opportunità che offre Lugano, passeggiate in città, nei parchi, in montagna, la visita ai non pochi monumenti e luoghi di grande interesse non sempre convenientemente apprezzati.

Si è vista una piazza Riforma animata di turisti, il centro ha vissuto momenti magici e Lugano è tornata a vivere.

Ora la sfida riguarda la necessità di reinventarsi guardando al futuro. È sicuro che il modo di fare turismo dei prossimi anni non sarà lo stesso di quello che abbiamo conosciuto finora. Di conseguenza si aprono nuove opportunità, nuove nicchie di mercato che erano rimaste nascoste fino ad ora e possono diventare interessanti.

La carta sulla quale puntare ancora più di ieri, come è stato dimostrato dalla breve esperienza estiva, è il turismo interno. In un momento in cui la gente viaggia meno e lo fa con maggiore consapevolezza il fatto di essere la “Sonnenstube” del Paese è importante e bisogna sfruttare al meglio questa nostra situazione geografica.

Si deve investire subito sul lungolago, piazza Manzoni, piazza Rezzonico, meno manifestazioni innaffiatoio, valorizzare il nostro lago, non serve il Mojito, valorizzare la foce “Lugano Marittima”, la città deve essere condivisa con tutta la popolazione, anziani, famiglie, giovani, tutti devono poter partecipare.

Solo cosi ritroveremo “Lugano città del mio cuore”

Guido Sassi