L’ardua missione Mars 2020 della NASA, partita dalla Florida a luglio dello scorso anno, è arrivata al suo momento più importante. Oggi è il giorno previsto per il touchdown pensato per essere il più accurato mai tentato in una delle zone più pericolose di Marte che aprirà la strada a futuri approdi in tutto il sistema solare.

Denominato Perseverance, il rover robotico è un laboratorio scientifico mobile da quasi 3 miliardi di dollari ricco di intelligenza artificiale. Risultato della missione multimiliardaria della NASA su Marte in nove anni, rappresenta la fase iniziale di un progetto basato su future missioni per raccogliere e riportare campioni geologici del suolo marziano sulla Terra.

Atterrerà all’incirca alle ore 20.15 CET all’interno del cratere Jezero del Pianeta Rosso, pieno di rocce sedimentarie che potrebbero contenere creature fossilizzate del passato più caldo, umido e abitabile del pianeta. Un vecchio lago prosciugato del cratere per fiutare i segni di vita antica. L’impresa tecnologica più difficile che l’essere umano abbia mai tentato su un terreno così complesso. Se tutto andrà bene, dopo un “tuffo” supersonico lungo sette minuti di “terrore”, aprirà un nuovo capitolo nell’esplorazione del pianeta dopo decenni di atterraggi impegnativi.

Con una velocità di circa 33 km al secondo, sei volte maggiore di quella di un proiettile sparato dal fucile d’assalto M16, l’atterraggio su Marte equivale ad una collisione controllata. La velocità dovrà essere quasi zero quando il rover si depositerà sulla superficie, tenendo conto del ritardo di comunicazione di 11 minuti e mezzo in ogni direzione. Nel momento del touchdown, il rover sarà da solo senza poter fare affidamento sui suoi controlli di volo.

Il compito è dimostrare che il Pianeta Rosso non è morto. L’eventuale scoperta di batteri, cambierebbe per sempre la visione dell’umanità, una delle più grandi scoperte nella storia della scienza. Il rover non effettuerà una ricerca chimica del metabolismo, ma scorrerà sulla superficie alla ricerca di sedimenti minerali che potrebbero contenere indizi su organismi di una antica vita microbica in mari scomparsi da tempo. Se mai ci sia stata vita su Marte, il rover dovrebbe trovare i resti essiccati dei primi abitanti. La NASA descrive questa come una missione di astrobiologia. La scoperta potrebbe indicare il modo in cui la vita può diffondersi accidentalmente tra i mondi e scoprire che il nostro sistema solare ha avuto una seconda “genesi”, implicando che la vita è un luogo comune nel cosmo.

La navicella è dotata di pannelli solari, sensori e serbatoi di carburante che hanno aiutato a farla volare su Marte durante la fase di crociera. Prima di entrare nell’atmosfera, la sonda si separerà da Perseverance con un ingresso guidato. La resistenza atmosferica rallenterà il veicolo spaziale mentre l’aria compressa e l’attrazione della gravità inizieranno a generare calore intenso.

Entro un minuto lo scudo termico raggiungerà una temperatura di quasi 1’300 gradi Celsius (anche se l’atmosfera di Marte è spessa circa l’1% di quella della Terra).

Grazie ad una nuova tecnologia di calcolo della distanza, verrà aperto un paracadute nel momento ideale che rallenterà la discesa a circa 240 kmh, lasciando cadere lo scudo termico non più necessario. Il sistema di navigazione relativa al terreno, a circa 4 km di altezza, confronterà la superficie sottostante con le mappe precaricate di Marte per guidare il rover verso la zona di atterraggio evitando le scogliere, dune di sabbia e campi di massi che ricoprono il cratere.

Un minuto dopo, il guscio posteriore si separerà insieme al paracadute, lasciando il compito ai contro-propulsori che rallenteranno la velocità del rover fino a circa 2 kmh prima dell’impatto. In sostanza, assisteremo il veicolo spaziale smontarsi durante la sua discesa.

Man mano che Perseverance effettuerà la discesa, sarà guidato dalle immagini riprese dal satellite della NASA, Mars Reconnaissance Orbiter.