Nella vicenda della crisi con la Libia, il parlamento spara a zero contro il Consiglio federale, accusato di averla gestita malissimo: i membri del governo non sono mai stati informati come sarebbe stato doveroso; le frecciate maggiori della commissione della gestione degli Stati, il cui atteso rapporto è stato reso noto oggi, sono dirette contro Micheline Calmy-Rey e Hans-Rudolf Merz.

Il rapporto rivela una serie di disfunzioni. All’inizio della crisi, nel 2008, il governo è stato tenuto al corrente dal Dipartimento degli affari esteri, ma dall’estate 2009 la collaborazione tra la titolare Micheline Calmy-Rey e il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz è andata degenerando.

La Calmy-Rey non ha voluto mettere a disposizione il suo segretario di stato aggiunto al collega di governo per il suo viaggio a Tripoli, e lei stessa non è stata informata prima della firma dell’accordo con la Libia. Si è vendicata contraddicendo le parole di Merz in piena conferenza stampa, al ritorno del collega, che non era riuscito a portare con sé i due ostaggi svizzeri. Lo ha fatto con un “sms” inaccettabile per la commissione della gestione.

Volendo muoversi in tutta solitudine, Merz ha poi oltrepassato le proprie competenze; si è recato in Libia dopo aver detto ai colleghi di governo, lo stesso giorno, che non sarebbe andato. Non disponeva quindi del preventivo benestare degli altri consiglieri federali.

Dall’estate 2009 il governo si è impegnato in modo crescente nella vicenda, ma senza disporre delle necessarie informazioni, secondo il rapporto. Non ha perciò mai adottato una decisione di principio. Né la responsabile del DFAE, né il capo del Dipartimento della difesa hanno ritenuto utile informare. Almeno la presidenza della Confederazione (Merz e poi la Leuthard) avrebbe dovuto venir informata passo per passo, ritiene la commissione.

Micheline Calmy-Rey era al corrente degli sforzi avviati dal suo dipartimento in vista della liberazione degli ostaggi, ma non aveva ritenuto necessario occuparsi dei dettagli.

Fino alla fine dell’autunno 2008 l’esercito svizzero ha messo a disposizione del DFAE alcuni membri del distaccamento DRA10, in accordo con Samuel Schmid, ma quest’ultimo non ha ritenuto opportuno informare il suo successore Ueli Maurer, pensando che le attività da lui in precedenza approvate erano sospese.

Il ricorso al distaccamento DRA10 non avrebbe sollevato problemi di legalità, secondo la commissione, ma in mancanza di un mandato del governo le operazioni messe in moto dal DFAE hanno oltrepassato le competenze accordate tramite ordinanza al dipartimento responsabile.

L’organo di sorveglianza parlamentare spulcia poi il comportamento del Consiglio federale sulle fughe di notizie ai media: tali fughe sui piani di infiltrazione non possono venire se non da ambienti vicini ai dipartimenti coinvolti.