Dopo l’attentato di sabato scorso che a Tucson ha fatto sei morti e 14 feriti, fra i quali anche la deputata democratica Gabrielle Giffords, a torto o a ragione l’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin è sotto accusa per “istigazione alla violenza nei confronti degli esponenti politici democratici.”
Come dire che se in questi giorni venisse ucciso il presidente Barack Obama, la colpa sarebbe di Sarah Palin.

Eroina dei repubblicani estremisti dei Tea Party, i patrioti antigovernativi, Sarah Palin aveva pubblicato su Facebook una cartina degli Stati Uniti con i 20 distretti conquistati dai repubblicani nel 2008, dove i deputati democratici avevano votato a favore della riforma sanitaria.
Ognuno di quei 20 distretti era segnato con l’immagine di un mirino e fra di loro vi era anche il distretto di Gabrielle Giffords. L’intento della Palin era quello di non farli rieleggere in occasione del voto di mid-term. L’iniziativa aveva anche un suo sito internet “Takebackthe20.com” che è stato rimosso dalla rete subito dopo la strage di Tucson.

Per smorzare le polemiche, la portavoce di Sarah Palin è andata in televisione per spiegare che quei simboli sulla cartina non indicavano dei bersagli da abbattere (solo uno stupido potrebbe pensare una simile assurdità, aveva detto con tono scocciato al giornalista che la intervistava) e che quando, dopo la sconfitta democratica dello scorso novembre, la Palin si era vantata che 18 dei 20 nomi nel “mirino” erano stati eliminati, questo era solo il suo modo di esprimersi e di sicuro non voleva incitare ad alcuna violenza nei confronti dei due nomi rimasti in carica, di cui uno era proprio quello di Gabrielle Giffords.