Il Dipartimento federale degli affari esteri DFAE condanna la violenza mirata impiegata dalle autorità libiche contro i dimostranti. I preparativi per l’istituzione del tribunale arbitrale internazionale che la Svizzera ha dovuto accettare affinché i due ostaggi elvetici potessero lasciare la Libia sono sospesi.
Il DFAE si dice profondamente preoccupato per i recenti sviluppi in Libia. Secondo numerose dichiarazioni rilasciate da testimoni e organizzazioni per i diritti umani, le autorità libiche reagirebbero con estrema durezza e violenza mirata alle persone che da giorni partecipano a dimostrazioni e a marce funebri. Ci sarebbero centinaia di morti e feriti. Secondo le informazioni in possesso del DFAE, gli ospedali sarebbero sovraffollati e non disporrebbero di sufficienti riserve di sangue.
Calmy-Rey condanna severamente questa violenza contro i dimostranti. Secondo le testimonianze, nelle strade si svolgerebbero scene di inaccettabile brutalità. Michelin Calmy-Rey non usa mezze parole e invita “le forze di sicurezza in Libia (al seguito del Ditattore Gheddafi n.d.r) a rinunciare alla violenza contro i loro cittadini”.
Sulla scorta delle sue esperienze con il regime a Tripoli – la vicenda degli ostaggi, l’arresto del figlio del colonnello, la visita di Merz – possiamo certamente ritenere che la Svizzera conosca molto bene cosa significhi trattare con Gheddafi e quanto coraggio dimostrano oggi tutte le persone, scese in strada per rivendicare i loro diritti democratici, in un Paese dove esiste unicamente la repressione
“L’ambasciata svizzera a Tripoli – conferma il DFAE nel suo scritto – è in contatto con tutti i 46 cittadini elvetici notificati. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone con la doppia cittadinanza. Le condizioni di sicurezza in Libia sono precarie e regna incertezza su come evolverà la situazione. Il DFAE consiglia pertanto a tutti i cittadini svizzeri che si trovano nello Stato nordafricano di lasciare il paese. Il Dipartimento degli affari esteri raccomanda altresì di rinunciare a viaggi in Libia”.