Dopo il 10 aprile, l’assetto politico che uscirà dalle urne del Ticino sarà inevitabilmente modificato, considerando che ben tre ministri non si ripresenteranno.
In vista delle imminenti elezioni cantonali abbiamo il piacere di intervistare alcuni candidati, fra quelli che si presenteranno per il Consiglio di Stato. Di domande ne sono state poste in tutte le salse e sui temi più disparati. Ora entriamo nello specifico o quantomeno ci proviamo: cosa si chiede il cittadino medio che la politica la guarda da lontano.

Intervista all’avvocato Giovanni Jelmini, candidato al Consiglio di Stato per il Partito Popolare Democratico.
TicinoLive: Quali sono, secondo lei, le tre sfide più importanti per il nuovo Consiglio di Stato? Quali ritiene saranno le tre priorità del nuovo Gran Consiglio?

Avv. Giovanni Jelmini: La prima riguarda l’occupazione. Il CdS dovrà favorire l’insediamento in Ticino di attività imprenditoriali che creino opportunità di crescita economica e occupazionale, attraverso lo snellimento delle procedure burocratiche, agevolazioni fiscali e il mantenimento di un alto livello di sicurezza. La seconda priorità concerne la formazione. Occorre promuovere una scuola qualitativamente migliore, attenta alle attitudini dei giovani e alle esigenze del mondo del lavoro e capace di adattarsi costantemente alle sfide di una società in continua trasformazione. Infine, il nuovo Governo cantonale dovrà recarsi a Berna con maggiore frequenza e regolarità per ottenere soluzioni efficaci ai molteplici problemi del nostro Cantone di frontiera (sicurezza alle frontiere, raddoppio del tunnel del San Gottardo, rapporti e scambi con l’Italia). Il nuovo Gran Consiglio dovrà tenere sotto pressione il Governo, affinché affronti quanto prima le tre sfide appena elencate.

TL: Ritiene che l’attuale apparato statale e parastatale del nostro cantone sia adeguato ed efficiente? Oppure pensa che sia necessario un riesame, parziale o radicale?

GJ: Vi sono servizi adeguati ed efficienti, altri che necessitano di qualche parziale o anche radicale cambiamento. L’Ospedale socio psichiatrico, per fare un esempio, dovrà essere inserito nella gestione dell’Ente ospedaliere cantonale. La promozione economica dovrà coinvolgere maggiormente chi opera sul terreno. Alcuni servizi, quali ad es. l’ufficio di statistica e il servizio della logistica, dovranno essere riesaminati per quanto attiene compiti ed effettivi.

TL: Quali saranno i temi per i quali lei si batterà prioritariamente?

GJ: La crescita economica e, quindi, occupazionale. Il contenimento dei costi della salute e i problemi legati alla mobilità interna e verso l’esterno.

TL: Si parla spesso di quote rosa in Gran Consiglio. Ritiene sia meglio votare un candidato perché è valido oppure garantire una giusta ripartizione al gentil sesso?

GJ: È sempre meglio votare un candidato valido. Si tratta semmai di presentare sulle liste dei partiti candidate valide e di sostenerle durante le elezioni.

TL: Considera un tema preoccupante la paventata chiusura del tunnel del San Gottardo per circa 900 giorni? Se no, perché? Se sì, cosa spera potranno fare in merito il governo e il parlamento del Ticino?

GJ: Molto preoccupante. La chiusura prolungata della galleria del san Gottardo significa isolare il Ticino dal resto della Svizzera con sicure ripercussioni negative per l’economia e il turismo del nostro Cantone. Dobbiamo quindi realizzare il completamento del traforo del San Gottardo, evitando tuttavia, in conformità delle norme costituzionali, di aumentare la capacità di transito sull’intero asse nord-sud cantonale. È anche una questione si sicurezza, come purtroppo dimostrano gli innumerevoli incidenti, anche mortali, che si sono verificati in questi ultimi anni. Sono comunque parimenti urgenti misure e soluzioni adeguate e immediate per gestire il traffico, leggero e pesante, sulla rete stradale ticinese.

TL: A cicli regolari torna in auge la discussione sul maggioritario e sul proporzionale. Chi ha il maggioritario vuole tornare al proporzionale (vedi canton Grigioni) e vice versa. Come vede la situazione in Ticino?

GJ: Il sistema proporzionale è maggiormente compatibile con i diritti popolari riconosciuti dalla nostra Costituzione (referendum e iniziative popolari). In un sistema maggioritario rigido, l’opposizione avrebbe gli strumenti per paralizzare o quantomeno ostacolare l’attività di governo. Più che dal sistema, la buona amministrazione di un Paese è garantita dalle qualità e dalle competenze delle persone elette.

TL: Fisco, un tema che tocca direttamente il portamonete dei contribuenti ticinesi. Lei è favorevole o contrario alla diminuzione del carico fiscale? Ritiene che i single siano fiscalmente discriminati?

GJ: Sono favorevole alla diminuzione del carico fiscale sia per i single, che per le famiglie con figli a carico. Lo Stato deve disporre delle risorse necessarie per poter adempiere ai propri compiti nell’ambito della tutela dell’ordine pubblico, dell’amministrazione della giustizia e della formazione e per poter svolgere la sua funzione redistributiva in favore dei più deboli, di coloro che sono colpiti dalla malattia, dall’invalidità e di coloro che sono esclusi. Lo Stato non deve comunque appesantire le spalle dei contribuenti e deve lasciare ai propri cittadini le risorse necessarie per il proprio sostentamento, per i propri svaghi e investimenti.

TL: Oltre 16mila cittadini del Ticino sono privi della copertura di cassa malati. Come pensa possa essere affrontato questo spinoso problema?

GJ: Il problema del contenimento dei costi della salute è complesso. Per i cosiddetti “morosi”, ossia per coloro che non pagano i premi nonostante ne abbiano la possibilità, proporrei una trattenuta salariale, esattamente come avviene per l’AVS, l’AI, il secondo pilastro e come avviene in altri Stati.

TL: Dato che la Svizzera è costantemente presa di mira da più parti per i motivi più disparati, il Ticino che sponsorizza il carbone in Germania non teme di innescare una ritorsione da parte dell’élite politica tedesca a causa di aspetti ecologici? Ritorsioni che potrebbero avere conseguenze sulla politica estera della Svizzera?

GJ: Non credo esista questo pericolo. Il progetto della centrale di Lünen è stato approvato ed è sostenuto dalla maggior parte delle forze politiche tedesche della regione interessata ed ha superato gli esami di compatibilità ambientale. Al progetto partecipano inoltre una trentina di aziende cittadine, le cosiddette Stadtwerke. Si tratta di aziende pubbliche e in gran parte tedesche che hanno sostenuto e che partecipano alla nuova centrale a carbone. Non vedo pertanto nessun rischio di ritorsioni nei nostri confronti.

TL: L’Osservatorio del turismo, una creazione recente, va ad aggiungersi alle strutture dell’Ente turistico ticinese e ai vari enti turistici regionali. Secondo lei questa nuova istituzione risponde a una necessità effettiva? Oppure ritiene che sarebbe stato meglio destinare altrove questi fondi?

GJ: L’Osservatorio ha come obiettivo l’aumento e la divulgazione della conoscenza sul settore turistico cantonale, tramite l’osservazione sistematica e l’analisi della domanda turistica e dell’offerta nelle destinazioni ticinesi. Inoltre svilupperà un sistema di monitoraggio del turismo che sia da supporto per i processi decisionali strategici degli Enti turistici e degli operatori del settore. In quest’ottica sarà fondamentale la collaborazione dell’IRE con tutti i partner, in modo da rendere l’Osservatorio il più efficiente possibile.

TL: Ritiene che il tema del Piano di Magadino riguardi solamente il Locarnese e il Bellinzonese oppure concerne l’intero cantone? Condivide l’idea di inserire un Parco sul Piano o pensa che possa esserci il pericolo di un Parco che diventi limitativo al futuro sviluppo di questa zona?

GJ Prevalentemente è un discorso regionale anche se ha una valenza che tocca tutto il Cantone. L’idea del parco del Piano merita senz’altro la massima considerazione. Per contro, le modalità di attuazione risultano essere troppo restrittive e poco flessibili, tanto che provocano reazioni negative da parte di diversi Comuni e agricoltori della regione. Occorre quindi rivederlo, attenuandone i vincoli.

TL: La politica accusa la stampa di strumentalizzarla e di causare una perdita di valori e un decadimento morale e di stile, sull’esempio di paesi vicini a noi. Ritiene sia un’accusa giustificata?

GJ: Il pericolo, a mio parere, è un altro. La stampa veicola informazioni, interpreta i fatti, detta l’agenda dei problemi e orienta le opinioni dei cittadini. Alla conoscenza diretta degli avvenimenti si aggiunge sempre una conoscenza mediata, difficile da controllare e da verificare. Non esiste una comunicazione che non abbia una matrice personale e ideologica e questo può costituire un limite. Il giornalista o il redattore, nell’ambito della loro area di libertà, raccontano gli avvenimenti, mediati dalla loro ottica personale. Si tratta quindi di una comunicazione fondata sulla dissimulazione, tesa a sostenere una visione particolare, dove la dissimulazione nasce da un racconto presumibilmente veritiero ma che in realtà sottintende orientamenti ben definiti e, spesso, il lettore non ha gli strumenti per difendersi.

TL: Il mondo evolve e oggi in molti paesi alle coppie gay è permesso adottare dei bambini. Lei cosa ne pensa ?

GJ: Sono contrario e non credo si tratti di un’evoluzione. Non è infatti nell’interesse superiore del bambino che, a mio parere, ha il sacrosanto diritto di crescere in modo armonioso accanto ad una figura materna e una paterna, così come da sempre ha voluto la natura.

Per conoscere ancora meglio l’ avvocato Giovanni Jelmini visitate il sito www.jelmini.com/

(©Ticinolive.ch, tutti i diritti riservati. Riproduzione citando la fonte)