Se – come sostiene la schiera folta dei “complottisti” – l’annuncio della morte di Osama Bin Laden, il 1. maggio scorso, è stata una messa in scena a beneficio dell’immagine del presidente Barack Obama, ecco che si è trattato di una messa in scena inutile.

Infatti, negli Stati Uniti l’effetto Bin Laden è già scemato e la popolarità del presidente americano si trova nella stessa situazione pre-1. maggio, ossia in discesa libera.
I recenti sondaggi lo danno tre punti percentuali sotto a Mitt Romney, mormone repubblicano ed ex governatore del Massachusetts che intende sfidarlo alle presidenziali del 2012.
Per qualche giorno il popolo americano ha festeggiato la morte di Bin Laden ma poi la quotidianità è riaffiorata prepotente.
Anche se vanno in giro portando T-shirt e berretti con slogan anti-Bin Laden, gli americani sono ancora preoccupati per la crisi economica, per il lavoro che manca e per lo scenario poco rassicurante in cui si dibatte la nazione.
Secondo un’indagine Abc-Washington Post, il 50% della popolazione ritiene che gli Stati Uniti stiano andando nella direzione sbagliata in ogni settore e ben il 90% è pessimista riguardo alla situazione economica.

Ieri Obama ha incontrato a Washington la Cancelliera tedesca Angela Merkel e con lei ha commentato i dati negativi dell’economia americana.
Ai giornalisti presenti il presidente statunitense ha detto di essere preoccupato per i posti di lavoro che non riesce a creare ma ha assicurato che non teme un’entrata in recessione, in quanto il paese è sulla via della ripresa.
Ad Angela Merkel ha invece detto che “Per gli Stati Uniti sarebbe disastrosa una spirale di default in Europa perché potrebbe innescare molteplici altri eventi, a cominciare dall’indebolimento dell’export americano. L’Europa è in una situazione difficile a causa della pressione del mercato dei capitali e la crescita americana dipende dalla capacità dell’Unione europea di risollevarsi.”

(La Stampa.it/Redazione)