Sulla scala INES, la scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici, il livello 4 significa danni significativi al nocciolo del reattore e/o alle barriere protettive della centrale nucleare, significa che le radiazioni all’interno del reattore sono di livello letale per uomini e animali, mentre per l’ambiente esterno l’impatto è ancora considerato “minore”, con esposizione della popolazione a radiazioni che ancora rientrano nei limiti di legge.
Nell’indifferenza generale di media e opinione pubblica, da due settimane la centrale nucleare di Fort Calhoun, nello Stato del Nebraska – attiva dal 1973 – si trova in una situazione assai critica, sommersa dalle acque del fiume Missouri, uscito dagli argini lo scorso maggio.
L’incidente è stato classificato a livello 4, lo stesso livello della centrale giapponese di Fukushima nei primi giorni del disastro.
L’8 giugno, quando gli addetti alla sicurezza dell’impianto avevano confermato il danneggiamento del sistema di raffreddamento del reattore, le autorità dello Stato avevano chiesto alla Federal Aviation Administration la messa in opera di una No fly zone nello spazio aereo al di sopra della centrale.
Divieto di sorvolo necessario per “motivi di sicurezza”. La portavoce della FAA aveva dichiarato che “Vi è il pericolo di collisione fra velivoli che transitano sopra l’impianto e questo complicherebbe le operazioni di ripristino al suolo. Dobbiamo garantire la sicurezza di chi lavora nella centrale.”
Poi naturalmente c’è chi ha pensato che la no fly zone tendesse piuttosto ad impedire a curiosi e giornalisti di sorvolare la zona. Le fotografie messe in circolazione sono verosimilmente state scattate prima del divieto di sorvolo.
Siccome in situazioni di emergenza la comunicazione è essenziale, il 16 giugno – una settimana dopo la segnalazione dell’incidente – Victor Drick, portavoce della Commissione di regolamentazione nucleare, aveva dichiarato che “i tecnici della centrale di Fort Calhoun dispongono dei mezzi adeguati per proteggere l’impianto e ripristinare il funzionamento del sistema di raffreddamento del combustibile.”
Una dichiarazione che però andava a contraddire un rapporto risalente al 2010 che segnalava la mancanza a Fort Calhoun di strutture adeguate nel caso di un’inondazione, soprattutto considerando che nel sito la maggior parte dei macchinari nevralgici si trova nel sottosuolo.
Un rapporto che aveva centrato nel segno. Da due settimane i piani sotterranei sono allagati e l’acqua sale versi i livelli superiori. L’inondazione ha causato un incendio che ha distrutto il sistema di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare.
Attualmente i tecnici stanno ancora cercando di rimetterlo in funzione, mentre contano sulla “protezione” delle montagne di sacchi di sabbia innalzate lungo i muri per evitare nuove infiltrazioni.
Gli esperti del governo rassicurano che la situazione è sotto controllo e che i sacchi di sabbia saranno sufficienti a contenere il lieve innalzamento delle acque. “Lieve” in quanto prevedono che il fiume abbia ormai raggiunto il livello massimo e presto inizierà a ritirarsi.