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150 collaboratori del User service center di Ubs saranno “riposizionati” fra poche settimane. La misura (che – viene assicurato – non è un licenziamento) colpisce anche 6 persone attive presso il centro Ubs di Manno.

Il “riposizionamento” altro non è che un modo soft per definire il licenziamento a tappe. Dietro il paravento del rispetto delle misure previste dalla Convenzione collettiva degli impiegati di banca, si inizia ricollocando il collaboratore in un altro settore della banca, poi si adotta un piano sociale e alla fine lo si mette alla porta, con i ringraziamenti e il dispiacere del caso.

Che ne sarà del User service center? Non scomparirà, ma verrà trasferito in Ungheria, presso una società di Budapest, dove impiegati che nel migliore dei casi avranno imparato a malapena qualche decina di termini tecnici in tedesco o inglese gestiranno la hotline interna (interna! a Budapest!) in cambio di salari molto inferiori a quelli dei collaboratori “riposizionati” in Svizzera.

I soldi risparmiati con queste innovative misure di ristrutturazione saranno destinati – fra le altre cose – per lo studio di slogan ad hoc, come ad esempio quello che trasformava UBS in You & US, oppure quello più recente che molto pomposamente declama che “finchè non avremo aiutato i nostri clienti nel loro viaggio volto a raggiungere i loro obiettivi finanziari, non ci fermeremo…”