Nel 2006 l’agenzia telegrafica svizzera ATS aveva ricevuto una busta anonima contenente i dati fiscali dei coniugi Franco e Valeria Masoni – genitori dell’allora Consigliera di Stato Marina Masoni – e di Villalta dell’Argine, la fondazione che questi possedevano nel canton Svitto.
Da subito i Masoni puntarono il dito contro Stefano Pelli, allora direttore della divisione delle contribuzioni e lo indicarono come il mittente anonimo della missiva. La sua sarebbe stata una manovra per danneggiare soprattutto Marina Masoni, con la quale Pelli non intratteneva rapporti cordiali.
Invece dopo cinque anni di dibattimenti (un non luogo a procedere era già stato pronunciato nell’estate 2010 dal procuratore generale Bruno Balestra) pare accertato che Stefano Pelli è innocente.
Non sarebbe infatti stato lui a trasmettere la lettera all’ATS. La Camera dei ricorsi penali lo ha prosciolto da ogni accusa, argomentando che “mancano elementi sufficienti per stabilire se la fuga di notizie fu opera di Stefano Pelli o no.”
La spia è dunque ancora a piede libero e il suo nome rimane sconosciuto. Pelli è stato scagionato anche dalle altre accuse mosse dai coniugi Masoni : calunnia, subordinatamente diffamazione, soppressione di documenti, sviamento della giustizia, denuncia mendace, abuso di potere, infedeltà nella gestione pubblica e falsità in atti formati da pubblici ufficiali o funzionari.
I coniugi Masoni hanno ora la possibilità di ricorrere al Tribunale federale.
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