Nell’aula giudiziaria dove è in corso il suo processo, l’ex presidente egiziano Hosni Moubarak è disteso su una barella posta all’interno di una gabbia. Accanto a lui vi sono i figli Alaa e Gamal, l’ex ministro egiziano dell’Interno Habib al Adli ed altri sei esponenti del passato regime.
Tutti sono vestiti di bianco, la tenuta prevista per i detenuti che ancora non sono stati condannati. Tutti si sono dichiarati non colpevoli.
Al Cairo Moubarak è giunto in aereo. Mercoledì all’alba è stato prelevato dall’ospedale di Sharm al Sheikh, dove era ricoverato per problemi cardiaci dallo scorso aprile. Si tratta della sua prima apparizione pubblica dopo le dimissioni dell’11 febbraio.
Il processo si svolge nell’anfiteatro della scuola di polizia, alla periferia del Cairo. Viene trasmesso in diretta su un grande schermo che si trova all’esterno e anche alla televisione nazionale.
L’avvocato di Hosni Moubarak, Farid al Dib, sostiene che l’anziano ex presidente è troppo malato per essere processato e soprattutto che non ha mai autorizzato la brutale repressione che fra gennaio e febbraio al Cairo aveva fatto centinaia di morti.
Per questa accusa Moubarak rischia il massimo di quanto prevede il codice penale egiziano, ossia la pena capitale. I suoi figli sono invece accusati di corruzione e furto di denaro appartenente allo Stato.
L’avvocato al Dib ha detto che il suo cliente ha un tumore in stato avanzato e che settimana scorsa era in coma. Un’informazione quest’ultima smentita dai medici dell’ospedale di Sharm al Sheikh. Medici che hanno comunque confermato che Moubarak è molto debole in quanto rifiuta di mangiare.
All’esterno della scuola di polizia centinaia di persone seguono il processo sullo schermo gigante e aspettano la sentenza.
Il sistema di sicurezza è assicurato da almeno un migliaio di poliziotti. Circa 600 persone – avvocati, famigliari delle vittime e giornalisti – sono state ammesse in aula per assistere al processo.