“L’offensiva delle truppe dei ribelli a Tripoli apre la via ai progetti degli ambienti economici” E’ quanto scrive il quotidiano austriaco Die Presse, spiegando come da mesi il gruppo petrolifero italiano Eni e quello francese Total stiano monitorando con vivo interesse la situazione in Libia .
Diverse compagnie straniere, soprattutto turche, si spintonano per riuscire ad accaparrarsi i lucrosi contratti per la ricostruzione del paese e per lo sfruttamento delle enormi riserve di petrolio. La corsa a controllare le risorse e agli investimenti si fa frenetica.
Il 23 agosto la Cina ha dovuto esortare il nuovo consiglio di transizione libico affinchè protegga gli interessi cinesi nel paese, dopo che un membro dei ribelli aveva dichiarato che le compagnie petrolifere cinesi potrebbero perdere venire espulse, perchè non hanno sostenuto la rivolta contro Gheddafi.
Infatti, in occasione di un voto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la scorsa primavera, la Cina si era opposta ai raid aerei occidentali sulla Libia, così come avevano fatto anche Germania e Russia.
Per riprendere la produzione del petrolio in Libia ci vorrà dai 6 a 18 mesi. E’ quanto ha annunciato l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, dopo l’incontro di Milano tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il primo ministro del Consiglio nazionale di transizione libico Mahmud Jibril.
Scaroni non ha precisato se si tratti dei tempi per una ripresa totale o parziale della produzione di greggio.
“L’ordine pubblico è la condizione per iniziare a lavorare – ha proseguito – Non possiamo mandare gente in un paese in cui si spara tutto il giorno. Credo che il primo passaggio sarà ripristinare l’ordine pubblico in Libia e poi si potrà ripartire.”
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