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L’economista Alfonso Tuor si dice convinto della fine della moneta unica europea e della necessità di avviare in tempre brevi la discussione “sui tempi e i modi della frantumazione dell’Unione monetaria europea”.
Sulla base di questa opinione, in un contributo odierno sul Corriere del Ticino Tuor analizza la decisione della Banca nazionale svizzera di fissare a 1.20 il cambio minimo dell’euro.

“Alla luce dello stato agonico dell’euro è molto pericolosa la decisione della Banca nazionale svizzera di definire un tasso di cambio minimo di 1,20 rispetto all’euro – scrive Tuor – Questa mossa è sicuramente dovuta all’incapacità di Consiglio federale e partiti politici di varare misure efficaci ed incisive per attutire gli effetti del superfranco, come l’esenzione dall’IVA per il settore turistico, l’esonero dal pagamento degli oneri sociali per le imprese esportatrici, il pagamento all’industria di esportazione di una percentuale del prezzo dei beni esportati ecc.
Queste misure avrebbero potuto essere finanziate dalla nostra banca centrale e sarebbero costate molto meno degli acquisti di enormi quantità di euro e di dollari che dovrà fare la BNS.
Per di più, ad un tasso di cambio di 1,20 non si risolvono i problemi di competitività di molte aziende esportatrici né quelli dell’industria turistica.
Non si previene il rischio di deflazione causato dalla pressione al ribasso su prezzi e salari causata dalla forza del franco e si alimenta ulteriormente la bolla immobiliare.
Quindi la BNS si assume costi altissimi (diventerà un altro Fondo salva-Stati europeo, poiché con gli euro acquistati comprerà titoli statali europei), che si tradurranno in perdite di decine di miliardi in cambio di risultati modesti.
Il pericolo maggiore a medio termine è comunque quello di aver legato le sorti del nostro Paese a quelle dell’euro. Rischiamo di venire risucchiati dalla crisi della moneta unica.
Dopo questa decisione della BNS non si può più essere certi che la Svizzera supererà la crisi economica e finanziaria del mondo occidentale molto meglio degli altri Paesi.”