Il Cantone attende da tempo di poter risolvere in modo definitivo i problemi strutturali della Cassa Pensioni dei Dipendenti dello Stato (CPDS). Ma la riforma promessa all’inizio della legislatura 2007-2011 non è ancora arrivata sui tavoli del Gran Consiglio e il ritardo non potrà che comportare ulteriori peggioramenti della situazione finanziaria e sacrifici più grandi per tutte le parti interessate al risanamento.
Dopo le sollecitazioni del parlamento nel 2005 e 2006 e poi della Commissione della Gestione nell’estate 2010, si poteva ragionevolmente pensare che il progetto di riforma, lavoro iniziato nel 2007 dalla Commissione della Cassa (organo amministrativo paritetico della CPDS che comprende i rappresentanti del Cantone e di tutte le organizzazioni del personale e dei pensionati), fosse portato a buon fine con la presentazione da parte del Consiglio di Stato di un Messaggio e di un disegno di legge per il Gran Consiglio.
In effetti, la Commissione della Cassa ha comunicato il 18 giugno 2009 la decisione di passare al piano previdenziale in primato dei contributi, il 20 agosto 2010 l’approvazione del piano di risanamento della Cassa pensioni con l’obiettivo di raggiungere il grado di copertura del 100% entro 40 anni e il 24 novembre 2010 il preavviso positivo alle modifiche della Legge sulla Cassa Pensioni.
Ma la proposta, dopo essere stata approvata dalla Commissione della Cassa, si è arenata presso il DFE e presso il Consiglio di Stato.
Intervenendo recentemente nel dibattito al Gran Consiglio sul consuntivo 2010, la direttrice del DFE Laura Sadis ha comunicato che in merito al risanamento della CPDS si stanno valutando diverse alternative (oltre al risanamento integrale al 100% approvato dalla Commissione, anche altri scenari con risanamento parziale all’80, all’85 o al 90%). Di conseguenza bisognerà ancora attendere prima della presentazione del Messaggio da parte del Consiglio di Stato.
Ma la situazione finanziaria della Cassa è molto precaria: al 31.12.2010 il disavanzo tecnico ammonta a 1’789 mio di CHF e il grado di copertura è 64,5%. In altri termini le rendite previste non sono più finanziate dall’attuale piano assicurativo: manca il 35,5% della sostanza necessaria per garantire gli impegni. Inoltre il rapporto tra assicurati attivi e pensionati è di 2 a 1 (nel 1991 era di 4 a 1).
I periti hanno ribadito che non è più possibile risolvere in modo duraturo la situazione di deficit, mediante un aumento dei contributi a carico dei dipendenti e dei datori di lavoro (soluzione già attuata nella riforma precedente). Difficilmente è ipotizzabile un aumento straordinario della redditività. Infatti, l’evoluzione verso il basso dei rendimenti degli investimenti a lungo termine sui mercati finanziari (obbligazioni, ipoteche, …) e la gestione necessariamente prudenziale del patrimonio della Cassa non permette spazi di recupero in questo ambito. I redditi conseguiti con il patrimonio non potranno attenuare il deficit strutturale derivante dal piano assicurativo.
Il deficit della Cassa è di ordine strutturale e di fronte a questa situazione di sottocopertura, è indispensabile un cambiamento del piano assicurativo abbinato ad un apporto di rifinanziamento da parte del Cantone. Ora in mancanza della necessaria riforma, ogni anno si aggiungono deficit ai deficit e la situazione finanziaria della Cassa Pensioni non potrà che registrare un sicuro peggioramento superando i due miliardi di disavanzo tecnico.
Visto quanto sopra evidenziato vorremmo sapere:
1. Quando verrà presentato il messaggio relativo alla necessaria riforma della Cassa Pensioni dei Dipendenti dello Stato?
2. Qual è l’ammontare attuale del disavanzo tecnico e il grado di copertura della Cassa Pensioni dei Dipendenti dello Stato?
3. Come si presenta la situazione della nostra Cassa Pensioni per rapporto a quelle degli altri Cantoni?
4. Risulta corretto ritenere che la mancata attuazione della revisione e il mantenimento dell’attuale piano assicurativo ha causato e causerà anche per il 2012 ulteriori e importati perdite alla Cassa Pensioni?
5. A quanto ammontano queste ulteriori perdite finanziarie?
Fiorenzo Dadò, Gruppo PPD