In tempi dove abbondano gli squali, sono in tanti a dire che il gigante con la emme arancione sia in fin dei conti il meno peggio che possa capitare ai lavoratori dipendenti. Gli stipendi sotto la media nazionale (ma è in buona e nutrita compagnia) sono parzialmente compensati da prestazioni sociali decorose, premi di anzianità e “attenzioni” particolari al curriculum individuale dei suoi salariati.
Da novembre però qualcosa è cambiato.
Una circolare interna comunica che non saranno più riconosciuti “doni di nozze, compleanni, anniversari di servizio, nascita di figli e dimezzate le elargizioni per condoglianze” in nome della razionalizzazione delle spese, un “must” inattaccabile dei nostri tempi. Operazione non certo elegante anche se lecita ma tempi a dir poco incomprensibili; perché novembre e non la fine dell’anno civile?
Qualche mazzo di fiori recisi o scatola di cioccolatini in più avrebbe condizionato il bilancio? I collaboratori interessati, e quelli risparmiati dal caso per il 2011, non avrebbero comunque gradito ma perlomeno sarebbe caduta la palese discriminazione.
E poi, cari dirigenti, se proprio volete risparmiare, non converrebbe di più razionalizzare lo spreco settimanale dei prodotti invenduti, che resta mastodontico nonostante le quattro bischerate offerte al Tavolino Magico e alle mense dei poveri del buon fra Martino?
Lo so, tasto doloroso, perché diminuire gli esuberi significa condizionare i ritmi produttivi, altro “must” che, aggiunto a svariate manie metropolitane, sta mettendo in ginocchio il pianeta.
Se invece la circolare va intesa come primo passo per arrivare, in un prossimo futuro, a far si che siano i dipendenti a festeggiare i compleanni dei dirigenti, secondo la logica “ama chi ti dà lavoro come te stesso”, questo testo è da considerare come non scritto assieme ai complimenti per essere la prima multinazionale dei prodotti al consumo che ha il coraggio (“tolla”?) di avviarsi su questa strada.
Carlo Curti, Lugano