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Nella situazione attuale le prospettive del dollaro USA sono catastrofiche. Una tragica conferma è data dall’ennesima forzata decisione di Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve statunitense, di lasciare invariati i tassi d’interesse fino al 2013.

Da Wall Street silenzio di piombo e fiato sospeso, a conferma dello smarrimento circa il vuoto decisionale.
L’elefante è nel bel mezzo della cristalleria e ogni passo può essere un disastro. Anche le mosse ripetitive e intimidatorie nell’ottica di smorzare la capacità di rigenerarsi dell’euro non hanno avuto effetto: le minacce delle agenzie di rating statunitensi sembrano innocue e il cavallo di Troia britannico è stato messo in quarantena.
Negli Stati Uniti c’è la consapevolezza che le grandi perdite speculative non saranno ribaltate sull’economia reale, a sua volta colpita da una crisi ben peggiore di quanto si ammette. La manovra dei guru dell’economia americana di ribaltare i debiti sul sistema europeo si è rivelata un boomerang e oltre a non risanare il dollaro si rischia di far danno anche all’euro.
La crisi dell’euro è data dalla sua situazione interna ma l’indebitamento di origine dollaro potrebbe rendere vani i tentativi di uscita dalla crisi.

La recente rivalutazione del dollaro non è una rinascita. E’ un estremo tentativo speculativo da parte di qualche paese creditore. La massa monetaria non va incrementata, ma va drasticamente ridotta e questa volta è possibile farlo solamente a scapito di chi ha, o pensa di avere, ancora molti soldi.
A prescindere dalla rischiosa situazione geo-socio-politica internazionale, questa situazione potrebbe condurre alla guerra chi non vuole far perdere l’egemonia al dollaro statunitense.

B. Ravelli