Sull’edizione odierna del Corriere del Ticino, Fabio Pontiggia riprende la vicenda – ampiamente riportata dai media – degli abusi sessuali su minori presso la società di nuoto di Bellinzona per spiegare la scelta del CdT di non pubblicare nome e cognome dell’accusato, malgrado la sua identità sia ormai nota a tutti.
Scrive Pontiggia: “Siti Internet, radio-Tv e settimanali hanno fatto nome e cognome dell’uomo di 69 anni arrestato venerdì a Bellinzona per presunti abusi sessuali su minori. L’improvvido comunicato della società interessata ha aperto la diga. Il «Corriere del Ticino» non ha pubblicato il nome e non lo pubblica nemmeno oggi. Perché?
Due le ragioni fondamentali. La prima: la legge impone di avere il massimo riguardo per la tutela delle vittime, a maggior ragione se si tratta di minorenni. Pubblicare il nome del presunto abusatore o informazioni che ne permettano l’identificazione potrebbe contribuire a identificare anche le eventuali vittime (o una cerchia di possibili vittime), le quali, con i loro genitori, parenti e amici più stretti, hanno invece il sacrosanto diritto di affrontare questo dramma lontano dai riflettori della cronaca.
La seconda ragione: anche per il peggiore dei delinquenti, fino a prova contraria, va applicato il principio della presunzione d’innocenza, pilastro della nostra civiltà giudiziaria.
Il nuovo Codice di diritto processuale penale è molto garantista sui diritti della personalità, sia degli indagati, sia ancor più delle vittime. Pone problemi al mestiere del giornalista: ma questo non è un motivo per aggirarlo.”
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