Un gruppo di esperti incaricati dal governo giapponese ha messo in causa la mancanza di preparazione e di organizzazione di fronte all’incidente nucleare di Fukushima, provocato dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo scorso nel nord-est del Giappone.
“C’è stato un problema maggiore nella preparazione alle catastrofi nucleari – hanno affermato gli esperti. Il loro documento sottolinea che la compagnia Tokyo Electric Power, Tepco, non aveva preso le disposizioni necessarie, considerando debole la probabilità di uno tsunami di quelle dimensioni, malgrado diversi calcoli avessero mostrato la possibilità di un tale rischio.
Il rapporto accusa la Tepco di non aver reagito in maniera corretta di fronte alla situazione, per mancanza di competenza e di preparazione delle squadre di intervento: “Tepco non immaginava una situazione nella quale tutte le fonti elettriche sarebbero state interrotte contemporaneamente in diversi reattori a causa di un disastro naturale e non ha formato le sue squadre per fronteggiare un simile evento – si legge nel rapporto.
La fusione del combustibile nei reattori e le emissioni di sostanze radioattive avrebbero potuto essere limitate se i tecnici avessero proceduto al rilascio graduale della pressione nei reattori 1 e 3 e iniziato a iniettare acqua ben prima. I tecnici della centrale avevano inizialmente considerato che un sistema di raffreddamento d’urgenza fosse ancora in funzione malgrado i segnali che indicavano il contrario.
Allo stadio iniziale dell’incidente la risposta del governo è stata altrettanto problematica. Il rapporto denuncia lentezza e confusione nell’informare la popolazione – utilizzando in particolare un linguaggio evasivo per evitare di ammettere la fusione del combustibile nei reattori.
Viene anche denunciata la lentezza della Tepco nell’informare il governo, così come al governo viene rimproverato di aver atteso troppo prima di inviare personale specializzato sul luogo del disastro.
L’esitazione nel diramare l’allarme ha esposto alle radiazioni gli abitanti dei centri abitati in un raggio di diverse decine di chilometri attorno alla centrale. Un allarme immediato avrebbe invece permesso un’immediata evacuazione.
Secondo il rapporto, gli ordini di evacuazione sono stati talmente confusi da aver mandato i residenti verso zone dove le sostanze radioattive si erano già propagate.
La versione definitiva del rapporto è attesa per l’estate 2012.