Che cos’è il Leo Club? È il Lions International dei giovani. LEO è un acronimo che sta per Leadership Experience Opportunity. Il Lions Club Lugano nel 1987 ha fondato il suo Leo Club, il primo in Svizzera.

Una bella occasione d’incontro si è avuta grazie ai Leo mercoledì 18 gennaio all’hotel Dante di Lugano. L’avv. Tito Tettamanti, finanziere di livello internazionale e maìtre à penser del liberalismo, ha brillantemente esposto le sue considerazioni sulla confusa e agitata situazione internazionale, con particolare riguardo alla sofferente economia, e ha risposto ad alcune domande del pubblico. L’illustre conferenziere è stato introdotto dal presidente Gianmaria Frapolli, fiancheggiato dal cerimoniere Omar Zoppi.

EXPERIENCE. Questo il tema che era stato proposto a Tettamanti, il quale ha immediatamente tenuto a relativizzare. “L’esperienza è importante?” Sì. “Ma l’esperienza degli altri non serve!” Tettamanti, che non ha paura della sua età (“Sto per compiere 82 anni, ha subito detto”), ha esordito ricordando nostalgicamente il Ticino “povero, molto povero” dell’immediato dopoguerra, gli anni della sua giovinezza. “Non avevamo il telefono in casa ma avevamo la speranza!” ha esclamato. “Eravamo poveri ma non ci sentivamo tali. L’automobile era un sogno proibito”.

Tettamanti è considerato, a ragione o a torto, un grande esperto della Cina. Ha dunque colto l’occasione per parlare del ruolo dell’esperienza nel “fare affari” in Cina. Occorrono “contatti”, bisogna saper comprendere e sfruttare l’importanza della famiglia nella società cinese. Ci vuol anche psicologia e per illustrare il concetto ha portato un esempio. “Un ricco cinese decide di fare un dono a un generale: pagherà gli studi universitari in America al figlio dell’alto graduato. Il generale accetta senza batter ciglio. Lo considera un atto di omaggio alla sua dignità. Ma guai se la stessa offerta gli fosse fatta da un ricco occidentale! (avanziamo un nome: Tettamanti?). Lo giudicherebbe un tentativo di corruzione”.

Tettamanti ha fatto affari in Africa (e ha raccontato di un manager in Kenya che truffava la proprietà) e in Sudamerica (e ha raccontato di accoglienze amichevoli tributate a un ex ministro di Mussolini dalla società locale; la tragedia fascista si era consumata in un paese lontano, restava il ricordo di alcune cose buone). E ancora e ancora. Una lunga vita, un’esperienza immensa. Lezioni di storia, lezioni di mondo, lezioni di società. Tettamanti ai giovani dice: “Per fare buoni affari bisogna conoscere l’uomo!”

Dal pubblico sono poi giunte varie domande, delle quali la più interessante è stata senz’altro la prima.
DOMANDA. Come giudica il caso Hildebrand?
RISPOSTA. In questo caso ci sono 4 problemi e 2 falsi problemi. A) Hildebrand stesso, che non è affatto un eroe bensì uno che ha fatto una grossa bestialità. B) Il Consiglio di banca, assolutamente non all’altezza. È lottizzato politicamente, è infarcito di notabili ai quali bisogna assegnare una carica, spesso si tratta di incompetenti. L’unica reazione di cui sono capaci è il “riflesso condizionato”: difendere il membro della casta, a ogni costo, anche se così facendo si va a rompersi la testa. C) Il Consiglio federale, brava gente ma… Il nostro sistema vuole che certe posizioni direttive siano occupate da personalità mediocri, il brillante non è tollerato, fa troppa paura. D) I media. Che razza di stampa abbiamo! Finge di essere critica e indipendente, in realtà è per il potere. La radiotelevisione di monopolio ha seimila dipendenti e un miliardo e mezzo di budget. È di gran lunga il più grande editore della Svizzera. Ma non riesce a non essere faziosa, in verità non ci prova nemmeno. E) Falso problema. Il segreto bancario. Non è stato certo il caso Hildebrand a mandarlo in pezzi. Molto di più l’agire avido e sconsiderato delle grandi banche e la debolezza del governo. F) Falso probema. Blocher e l’UDC. La colpa è di Blocher, che l’ha detto, oppure di Hildebrand, che l’ha fatto? La Svizzera deve ringraziare Blocher. Senza di lui, senza la sua azione caparbia (sì, lui è veramente una testa dura, ma nel senso buono del termine!) saremmo già nell’UE e nell’Euro.

Seconda domanda sulla Basler Zeitung, cui si ricollega una terza, espressa da un tale che si sarebbe mangiata la lingua. “L’operazione Basler Zeitung, con la fondazione della nuova holding ecc. avrà “ricadute” anche sul Ticino?” “Ma no, il Ticino è già a posto, ha il Corriere che è ben impostato e finanziariamente sano. Il Ticino non ha bisogno di niente!” L’interrogante non sembra molto convinto ma, persona notoriamente timida, non osa contraddire.

Dopo alcune pacate parole del padre di Damiano Tamagni, giovane vittima di una brutale aggressione quattro anni or sono a una festa di carnevale, in favore della Fondazione che porta il suo nome, risuona il fatidico invito: “È servito l’aperitivo!” Ma Tito si è già sottratto alla calca ed è scappato come il vento. Nessuno ha saputo fermarlo.