Due anni dopo l’incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che ha causato la morte di 11 operai e un inquinamento ambientale senza precedenti, a New Orleans inizia il processo alla compagnia petrolifera British Petroleum.
Sulla BP incombe l’ipotesi di un risarcimento record. L’esplosione della piattaforma e il conseguente danneggiamento del pozzo petrolifero a 1500 metri di profondità aveva causato, durante tre mesi, la fuoriscita in mare dell’equivalente di quasi cinque milioni di barili di petrolio.
Se il giudice optasse per la colpa grave, tra multe e indennizzi la BP potrebbe dover pagare sino a 50 miliardi di dollari.
Secondo il Clean Water Act, la legge federale contro l’inquinamento delle acque, l’inquinante deve pagare un minimo di 1’100 dollari per ogni barile versato e la cifra quadruplica per le compagnie ritenute colpevoli di colpa grave.
Il nocciolo della questione è stabilire se la BP possa essere accusata di colpa grave. Inoltre, secondo l’Oil Pollution Act, che previene gli sversamenti di petrolio in mare, le compagnie sono obbligate a ripulire ciò che hanno sporcato.
In tal caso, per ripagare il danno all’ecosistema la compagnia dovrebbe pagare 148 dollari a barile. La BP argomenterà che ha già sborsato miliardi per la pulizia delle acque.
Resta aperta anche la questione degli oltre 110 mila abitanti della zona e delle attività commerciali che ancora non hanno raggiunto un accordo. La BP si è impegnata a risarcire danni per 20 miliardi di dollari di danni. Ad oggi ne ha già pagati sette.