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Dopo la frase inutile e di dubbio gusto contro suo padre apparsa sul Mattino della Domenica, Chiara Orelli Vassere ha dato le dimissioni dal Gran Consiglio.
Lo ha fatto perchè non intende più far parte di un sistema politico ambiguo “che usa i guanti a Palazzo e la clava in piazza.”


Ritengo vi siano due chiavi di lettura di quanto sta accadendo in questi giorni nel mondo politico ticinese.
La prima chiave di lettura è che le dimissioni di Chiara Orelli Vassere sono l’estrema manifestazione di chi vuole salvaguardare certi valori.
Più che rivolta alle frasi apparse sul Mattino, la sua protesta volge a tutta la schiera che sostiene il modo di fare del domenicale di Bignasca.
Al di là del nocciolo della questione, ossia al di là del fatto che si può essere d’accordo o meno su quanto sta accadendo, vanno senza dubbio cambiati lo stile e il comportamento.
Se la pochezza politica a cui stiamo assistendo non è un segnale sufficiente per risvegliare gli animi, c’è davvero di che preoccuparsi.

La seconda chiave di lettura è che dopo l’attacco a Giovanni Orelli, il partito socialista ha messo l’asticella troppo in alto.
Pretendere che tutti i deputati della Lega facessero un mea culpa collettivo a causa degli sproloqui del redattore del Mattino è forse stato un tantino esagerato.
E’ giusto far passare sotto il giogo un intero partito a causa di una questione “personale” (lui ha insultato me e adesso io gliela faccio pagare) tra Boris Bignasca e Giovanni Orelli?
Cosa appare più grave? Il bullismo politico o lo scarso senso di responsabilità?

Si perde il senso della misura, da una parte e dall’altra, non c’è più tolleranza, manca la comprensione, la capacità di attribuire la responsabilità a chi è effettivamente responsabile, sembra che ogni pretesto sia buono per colpire, accusare, fare ritorsioni. Un sistema avvelenato che non produce nulla di buono.

B. Ravelli