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Disoccupazione, crisi bancaria e immobiliare, deficit pubblici gestiti male. La Spagna sprofonda in una crisi totale. Può uscirne da sola? Se sarà necessario, l’Europa avrà i mezzi per aiutarla?

Cosa fa soffrire la Spagna
La crescita spagnola è in panne. L’attività è calata dello 0.3% a inizio 2012 dopo che era calata della stessa percentuale a fine 2011. Il tasso di disoccupazione si avvicina al 25%.
Da quattro anni è in atto una grave crisi immobiliare. Questo fattore e la mancanza di lavoro hanno generato la crisi nel settore bancario. Sempre più numerosi sono coloro che non pagano i debiti contratti. In totale gli attivi a rischio nell’immobiliare ammontano a 184 miliardi su circa 350 miliardi di euro di investimenti nel settore.
Al contempo, il governo del premier Marian Rajoy applica l’austerità di bilancio e questo piomba la crescita. Diverse regioni del paese fanno fronte a una situazione finanziaria catastrofica, necessitando l’aiuto dello Stato.

Come è iniziata la crisi spagnola
Tutto è iniziato 4 anni fa con la caduta dei prezzi sul mercato immobiliare. Negli anni 2000 la crescita del paese era in gran parte dovuta al settore edile. Ma la Spagna ha costruito troppo e nel 2008 il mercato ha cambiato direzione.
Da allora i prezzi sono scesi di un quarto e a medio termine dovrebbero ancora scendere tra il 20% e il 25%, in quanto a fine marzo restavano sul mercato circa 700’000 case senza acquirente.
La disoccupazione ha raggiunto un tasso tanto elevato in parte a causa dell’importanza del settore edile per il mercato dell’impiego (il 9% contro una media del 6% nella Zona euro).

Cosa aiuterebbe la Spagna
Il problema è a livello di regioni e di banche. Per rimettere entrambe in piedi lo Stato deve trovare tra 100 e 150 miliardi di euro.
In normali condizioni di mercato la Spagna potrebbe far fronte ai bisogni del settore bancario. Se però oggi lo Stato finanziasse da solo il settore in difficoltà, il suo debito aumenterebbe – nel migliore dei casi – sino al 95% nel 2014.
D’altra parte, le capacità finanziarie dello Stato si riducono. La crisi riduce le entrate fiscali e blocca le spese. Le entrate dell’Iva sono calate del 14% da gennaio. Spese sociali e indennità di disoccupazione sono aumentate del 2.8%, molto al di sopra della soglia del 1.5% fissata dal governo. Inoltre, per la Spagna è molto caro prendere in prestito soldi sui mercati. A causa della sfiducia degli investitori, oggi i tassi spagnoli sono vicini al 6.5%, un livello pericoloso. Quando hanno superato la soglia del 7%, Grecia, Portogallo e Irlanda hanno dovuto chiedere aiuto all’Unione europea.

L’aiuto europeo
Farsi carico della Spagna come è stato fatto per la Grecia potrebbe rivelarsi superfluo. L’Europa potrebbe finanziare direttamente le banche spagnole in difficoltà.
Il dossier Bankia, che fra gli istituti di credito spagnoli è quello messo peggio, potrebbe accelerare le cose. Per completare la sua ricapitalizzazione a Bankia mancano 19 miliardi di euro, la Spagna dice di poter fare da sola e non vuole la tutela europea. Una strada che Bruxelles considera pericolosa. Il governo di Madrid potrebbe accettare aiuti per la ricapitalizzazione delle banche se l’Unione europea smorza le sue esigenze di riduzione del deficit spagnolo.

Le speranze spagnole
In un rapporto, la banca BBVA ricorda che nel paese non tutto sta andando male : “Dal 2008 la Spagna ha migliorato competitività e capacità produttiva più di qualsiasi altro paese europeo – ha sottolineato. L’export è aumentato del 9.5%, addirittura meglio della Germania, ma si tratta di un motore ancora insufficiente per far uscire il paese dalla crisi.

(Fonte : Le Figaro.fr)