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In Svizzera non sarà questione di instaurare il salario minimo. Mercoledì il Consiglio federale ha deciso di raccomandare la bocciatura dell’iniziativa popolare dell’Unione sindacale svizzera.

L’iniziativa chiede alla Confederazione e ai cantoni di incoraggiare i contratti collettivi di lavoro e per i settori dove non è possibile l’introduzione di un salario minimo di 22 franchi all’ora, che corrisponde a un salario mensile di 4’000 franchi per 42 ore di lavoro settimanale.
Il Consiglio federale afferma di condividere l’obiettivo degli iniziativisti, lottare contro la povertà e fare in modo che ognuno possa vivere dignitosamente, ma ritiene che il testo rimetta in questione un sistema salariale che in Svizzera è valido da decenni.

Il funzionamento del partenariato sociale è un elemento importante per la piazza economica svizzera. Con l’introduzione del salario minimo legale, verrebbe indebolito dalla diminuzione del margine di manovra nelle trattative, sostiene il governo.
La politica salariale svizzera si basa sui principi della libertà contrattuale e sindacale. Lascia spazio ai partner sociali per fissare condizioni di lavoro e salari, in particolare le trattative per il contratto collettivo di lavoro.
Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone permettono inoltre di intervenire per arginare abusi e dumping salariale.

(Fonte: La Tribune de Geneve.ch)