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In un anno l’euro è passato da 1.40 dollari a poco più di 1.20 dollari. Di fronte a Cina e Stati Uniti, che non esitano a mantenere le proprie monete a livelli più deboli dell’euro, l’Europa deve reagire svalutando volontariamente la sua moneta?

Un’intervista del portale d’informazione Atlantico.fr all’economista francese Andrea Tuéni. Qui di seguito alcune delle dichiarazioni di Tuéni.

“Dalla nomina di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea, così come faceva Jean-Claude Trichet in un primo tempo, la politica monetaria europea è diventata più accomodante.
I tassi sono ancora stati ridotti, una decisione che mostra come, malgrado l’obiettivo di stabilizzazione dell’inflazione, la BCE sia pronta a adottare una politica meno rigorosa, allo scopo di aiutare la ripresa dell’economia europea.”

“Non è sicuro che la BCE abbia i mezzi per una svalutazione volontaria. Abbiamo già visto guerre monetarie e gli Stati Uniti sono particolarmente forti in questo gioco, così come i cinesi, che hanno un margine di manovra più esteso per controllare la propria moneta.
La politica monetaria statunitense è sempre stata più accomodante della nostra. Gli Stati Uniti adattano il loro tasso di cambio in funzione di quel che facilita la loro politica e la loro gestione degli affari correnti. Non è sicuro che accettino di vedere il dollaro fortemente rivalutato rispetto all’euro.”

Vi sono sempre rischi inerenti le guerre tra monete. Questo si tradurrebbe probabilmente in una forte volatilità sui mercati. Un confronto si attuerebbe nella massiccia iniezione di liquidità sui mercati. Negli Stati Uniti vi sono già state due politiche di Quantitative easing, eppure il mercato americano rimane fragile, il settore dell’impiego è timido e il mercato dell’immobiliare fatica a riprendersi.
E’ necessario un QE3? La domanda è sensata ma di fronte allo stato attuale dei mercati ci si chiede se le politiche adottate dai governi e dalle banche centrali siano state corrette… Non è dunque certo che l’iniezione di liquidità sia la soluzione.”