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AlpTransit : Non vi sarà nessun contraccolpo occupazionale al termine dei lavori, scrive Mauro Veziano sull’edizione di sabato del Corriere del Ticino : “Ce lo hanno confermato i sindacalisti OCST (Organizzazione cristiano sociale ticinese) delle Tre Valli Gianni Guidicelli, Giancarlo Nicoli e Bruno Rosselli.

“E questo nonostante in teoria ci si attendesse uno shock occupazionale doppio rispetto a quello che aveva quasi messo in ginocchio la regione all’epoca della Monteforno – prosegue Veziano – 600 posti di lavoro persi contro 300.
Ecco le ragioni dell’abbandono del progetto.
Prima di tutto la chiusura del cantiere sarà graduale fino al 2017. In pratica sono già in corso le partenze in occasione del cambiamento di consorzio per il passaggio dallo scavo alla tecnica ferroviaria.
Inoltre le maestranze sono assunte da ditte a livello europeo e ultimati i lavori vengono trasferite da un cantiere all’altro a migliaia di chilometri di distanza e non licenziate.
… Le 300 famiglie che erano attese nella zona di Biasca, con tanto di villaggio di casette, nessuno le ha viste ragion per cui non se ne sentirà la mancanza.
Il rovescio della medaglia è che non vi è stato l’indotto che ci si aspettava per i consumi privati, la ristorazione e l’albergheria, settori che non hanno più invertito la tendenza negativa da quando è stato inaugurato l’ultimo tratto dell’A2.
… Se di indotto si può parlare è di quello industriale, soprattutto pezzi ferroviari in piccola serie che, a causa dell’urgenza, non si possono ordinare troppo lontano.
L’AlpTransit non lascerà quindi nella regione di Biasca un deserto occupazionale ma due importanti eredità : l’urbanizzazione dei terreni a ridosso della zona industriale potrebbe favorire nuovi insediamenti … il centro di controllo (il Periscopio) creerà 160 posti e il complesso per la manutenzione almeno 260.”