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Da più parti il PPD di Bellinzona è stato sollecitato a prendere posizione in merito alla situazione del “nostro” Ospedale cittadino.

Restiamo ai fatti: la calma dell’estate è stata turbata a Bellinzona da ripetute notizie di abbandono dell’Ospedale San Giovanni da parte di Primari e Capi-servizio, senza che se ne conoscano i reali motivi.
Il Centro di Senologia, altra constatazione che non può essere sottaciuta, era stato dapprima assegnato al nostro Ospedale per poi destinarlo, senza evidenti ragioni, all’Ospedale Italiano di Lugano, laddove, secondo l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), ci sarebbero i presupposti per un miglior funzionamento (?).
La Chirurgia viscerale complessa sta pure traballando e l’Ente, che in fondo non è esente da responsabilità (da mesi non è stato sostituito il Primario di Chirurgia, che aveva dimissionato improvvisamente in modo poco chiaro) ritiene che debba essere assegnata a Lugano.

Nel Cantone è vero che esiste la famosa massa critica, ma non esiste attualmente a Bellinzona né altrove, il chirurgo con la necessaria esperienza negli interventi all’esofago, al pancreas e in particolare al fegato (già attualmente i pazienti affetti da problemi viscerali complessi vengono trasferiti fuori Cantone).
Osserviamo quindi con enorme stupore da una parte lo svuotamento dei contenuti del San Giovanni e d’altra parte la non osservanza dell’Ente dei principi e delle strategie definite per l’ospedale cantonale multisito. Continuando di questo passo perderemo le altre strutture di valenza cantonale (e non sono più tante) e ci troveremo con una postazione di Pronto Soccorso unicamente per le urgenze.
Ora il cittadino è molto preoccupato perché sapeva che nel suo ospedale poteva essere trattato per quasi tutte le patologie in modo competente e veloce.
Accettava quindi anche il peso di un premio di Cassa malati alto perché, in caso di necessità, vi faceva riscontro una prestazione adeguata. Ora deve accettare trasferimenti con perdite di tempo e disguidi finanziari. Ma il cittadino è pure preoccupato per il fatto che il San Giovanni rappresenta, con le Officine, una delle maggiori “aziende” del distretto e una sua degradazione comporterà sicuramente una riduzione di posti di lavoro e di altre ricadute economiche per la regione.
Dal punto di vista politico poi bisogna rendersi conto di cosa vuol dire la perdita della Chirurgia viscerale complessa, che sembrava un grosso regalo al momento dell’assegnazione a Bellinzona e che ora viene banalizzata in pochi interventi all’anno (30-40 pazienti).
Riteniamo in ogni caso che anche un solo trasferimento fuori Cantone per incompetenza medica sia già uno di troppo, e tenuto conto che si tratta di grossi interventi con lunghe degenze anche un numero ridotto di pazienti comporta un risvolto finanziario e di disagio per pazienti e parenti non indifferente.
Ma rinunciare alla Chirurgia viscerale complessa significa anche minor lavoro e di minor qualità per l’anestesista, per le Cure intense, per la gastroenterologia ( in effetti il gastroenterologo sta già pensando alla sua partenza) e per altri ancora.

Tutto questo renderà il datore di lavoro Ospedale meno attrattivo quando si dovrà ricercare collaboratori futuri e diminuirà il livello di competenze dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli.

La conclusione è subito detta: perso il primo treno, si perde la coincidenza con quello della Master Medical School, inoltre il Polo medico-scientifico con IRB, Laboratorio cantonale e Istituto di Patologia resterà un’utopia e alla lunga anche il mantenimento a Bellinzona dell’IRB, nonostante gli sforzi già profusi dalla Città, diventerà sempre più difficile.

L’Ente Ospedaliero cantonale è chiamato pertanto ad effettuare un ineluttabile sforzo di trasparenza e pianificazione: uno studio accurato dei disagi interni all’Ospedale con una informazione credibile e precisa alla popolazione, una ridiscussione per riottenere la Senologia a Bellinzona e un rispetto della strategie definite per l’Ospedale multisito Cantonale.
E’ possibile che il contenimento dei costi ci obblighi in futuro ad ulteriori centralizzazioni, ma queste devono essere fatte alla luce del sole e dopo coinvolgimento ed adesione di tutti gli attori. Anche per fermare sul nascere quelle dinamiche che portano puntualmente a delle perdite di posti di lavoro quando si utilizza il verbo “riorganizzare”.

Il PPD di Bellinzona, qualora si instaurasse un dialogo tra sordi, non esiterà a mettere in campo tutte le proprie forze per difendere posti di lavoro e la qualità dei servizi a beneficio di tutti gli utenti. Per farla breve, “Giù le mani dal nostro ospedale”.

avv. Rocco Taminelli – capogruppo PPD in CC, Michele Andina – presidente PPD, Paolo Locatelli – consigliere comunale PPD e sindacalista OCST