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Facebook ha smentito di aver divulgato conversazioni private nei profili pubblici di taluni suoi utenti. Al di là della polemica sulla protezione dei dati personali, la questione rivela l’importanza che il Social network ha nella vita quotidiana dei suoi membri.

Il sito Atlantico.fr ha raccolto le impressioni del filosofo Luis Miranda.

“E’ da oltre un anno – commenta Miranda – che sento che Facebook sta andando verso una “fine dell’avventura”. Per questo mi faccio degli scrupuli a criticarlo, sarebbe come sparare su un’ambulanza.
All’inizio Facebook era aperto alla vita, attraverso eventi che portavano le persone nelle strade, verso incontri collettivi, suscitando spesso un dibattito politico.
Poi, poco a poco, ha rivisto le sue funzionalità per tenere l’utente dietro lo schermo del PC e limitare la sua attività a pubblicazioni più leggere, molto legate all’immagine, al visibile.

Facebook si è sempre più orientato verso la redditività pubblicitaria, chiudendosi progressivamente su sè stesso e la sua dialettica con gli eventi reali si è impoverita.
Come ho già avuto modo di dire, Facebook è morto nel 2010.

Oggi, Linkedin sta sistematicamente prendendo il posto di Facebook, puntando non più sulla paura di essere esclusi se non si fa parte del Social network, ma su una paura che sta crescendo in tutta Europa, quella della precarietà e della perdita del lavoro.
… L’identità dell’individuo odierno si costruisce sul modello dell’immagine di marca, della fissità, come se un gas neon venisse chiuso in un tubo di cristallo per produrre sempre lo stesso messaggio. Questo genera un presente dominato dalla tirannia del visibile, che gira su sè stesso in cerchio.
Facebook e gli altri Social network hanno fallito nel preservare la pluralità delle personalità, la ricchezza delle connessioni, il legame con la vita reale e le idee. Quel che prevale è l’apparenza.

Non si deve comunque cadere in una critica facile e sistematica dei Social network, né di Facebook. Il sito ha avuto un ruolo importante negli anni 2008-2009, quando funzionava come una sorta di iper-agenda aperta sugli eventi reali.
Poi Facebook, come tutti i sistemi dominanti, è morto a causa del suo integralismo eccessivo, della sua mancanza di apertura alle proposte degli utenti. E’ diventato un neon gigante con poco gas al suo interno per produrre la luce.”