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Da decenni l’Occidente vi esporta la democrazia. Lo fa con i metodi che conosce meglio: una paletta di latte in polvere e una di armi, tecnologie obsolete, un presidio, una base militare e tante portaerei. Lo fa sempre (chi lo può negare?) a fin di bene. E’ per una questione di civiltà.

E’ nel nostro DNA civilizzare il mondo; dallo sterminio degli indiani d’America, al genocidio degli indios, alla caccia grossa agli aborigeni d’Australia, alla colonizzazione dell’Africa, oggi lasciata in eredità dagli Stati alle multinazionali.
Immensi bagni di sangue per affermare la superiorità morale e religiosa degli europei, ma soprattutto quella economica.
Ora ci vengono a dire che la causa dell’ultimo incendio è un film americano che insulta l’Islam; ma è una bischerata. Siamo arrivati al punto di non ritorno, il “tipping point”per una situazione degenerata e divenuta insostenibile dopo anni di furberie, promesse di sviluppo disattese e miliardi di dollari intascati sulla pelle di chi si diceva di aiutare.
Statene certi, le violenze contro gli occidentali si ripeteranno in un crescendo sempre più drammatico fino a quando i nostri non avranno levato le tende.

Tutto è cominciato in Iraq, devastato da una guerra dichiarata dagli USA per inesistenti “armi di distruzione di massa”. Qualcuno ha chiesto scusa agli iracheni? Qualcuno ha processato Bush per crimini contro l’umanità e il suo Segretario di Stato per aver mostrato all’ONU una fialetta di antrace che non era irachena? Non mi risulta.
L’Afghanistan è occupato dalle forze della Nato, con la compiacenza delle nazioni neutrali come la Svizzera, senza nessuna ragione. Non vi sono prove del coinvolgimento del governo afgano di allora nell’attacco alle Torri Gemelle.
L’Afghanistan era uno Stato sovrano a cui è stata dichiarata guerra. Vi sono state decine di migliaia di morti civili sotto le bombe dei droni. Qualcuno ha chiesto scusa agli afgani?

In Libia la “No fly zone” per gli aerei libici è stata trasformata in una “Yes fly zone” per i bombardieri americani, francesi, inglesi e italiani. Solo pochi mesi prima Gheddafi, ricevuto con tutti gli onori in molte cancellerie europee, aveva sottoscritto trattati di pace e di collaborazione commerciale con chi gli ha poi messo la pistola alla fronte.

Ora la Siria; dove si affrontano spietatamente le forze governative, alleate, tollerate e giustificate per un quarto di secolo dall’Occidente, e i cosiddetti ribelli armati dai Paesi del Golfo, i cui regimi non sono certo più democratici di quello nordcoreano, con il sostegno di Al Qaeda e dei servizi segreti occidentali.

Allo stato di guerra completa del Medio Oriente mancano soltanto l’intervento della Turchia nel nord siriano e un attacco sionista all’Iran. Gran bel teatrino, non c’è che dire. Quando molti incensavano, da ogni angolazione politica,le “primavere arabe” chi storceva il naso si beccava dell’irriducibile disfattista; ora che quella primavera volge all’inverno e,forse, non c’è mai stata, qualcuno avrà il coraggio di dire pubblicamente che si era sbagliato?

Carlo Curti, Lugano