A volte si fatica veramente a comprendere certe logiche.

Si fa un gran parlare dei “tagli” inseriti dal Consiglio di Stato nel Preventivo 2013 sugli stipendi dei funzionari e dei docenti. Il sacrificio richiesto, del 2%, ha fatto insorgere gli insegnanti liceali, che di certo non faticano a tirare la fine del mese: questi ultimi hanno minacciato di rifarsi cancellando le passeggiate scolastiche. Un comportamento assai poco educativo da parte di chi dovrebbe essere, per l’appunto, educatore. Il messaggio trasmesso è infatti lampante: se il tuo superiore ti toglie qualcosa, tu minacci di vendicarti su chi sta sotto.

Gli annunciati risparmi a carico dei dipendenti cantonali hanno però dato adito anche a manifestazioni, prese di posizioni, dibattiti, servizi giornalistici. E stiamo parlando non già di licenziamenti di massa, bensì di una piccola riduzione salariale, della durata di un anno, che andrebbe a toccare chi, comunque, beneficia di indubbi e sempre più preziosi vantaggi. Primo fra tutti il posto di lavoro sicuro. Che non giustifica evidentemente qualsiasi taglio, ma dovrebbe invitare qualche sindacalista alla riflessione prima di strillare allo scandalo. A maggior ragione quando si tratta di stipendi di tutto rispetto, quali sono quelli dei docenti liceali.

C’è chi guadagna meno, anche molto meno, e deve temere ogni giorno per il proprio impiego. Qui si viene al punto.
Mentre infatti da un lato si fa un gran rumore sulla limatura del 2% dello stipendio dei dipendenti statali per un anno, dall’altro tutto tace sui licenziamenti (non piccoli sacrifici: perdita definitiva del posto di lavoro) sulla piazza finanziaria. Licenziamenti che sono già in atto, ovviamente a piccole “tranche” per non dare troppo nell’occhio, e che sono la conseguenza diretta della cosiddetta “Weissgeldstrategie” del Consiglio federale (come se finora fosse stato tutto Schwarzgeld, ossia denaro nero) nonché del cedimento su tutta la linea in materia di segreto bancario.

Da un lato, dunque, sceneggiate e piazzate per un piccolo taglio temporaneo; dall’altro, licenziamenti nella più totale indifferenza. Licenziamenti che sono solo le prime avvisaglie della valanga in arrivo. L’ex CEO di UBS Oswald Grübel (non proprio esente da pecche…) ha stimato che la citata Weissgeldstrategie, abbinata agli accordi fiscali internazionali, porterà alla cancellazione di 50mila posti di lavoro in Svizzera. Parecchie migliaia saranno in Ticino. Di questo però non si parla. Il problema non sembra interessare a nessuno. Eppure le conseguenze occupazionali, sociali e fiscali saranno devastanti. Anche per il nostro Cantone.

Il referendum contro gli accordi fiscali con Germania, Gran Bretagna ed Austria non è riuscito; e qui la politica, come pure le associazioni di categoria, porta pesanti responsabilità. Come si prepara il Ticino allo tsunami che sta per piombargli addosso? Non se ne trova traccia nel Preventivo 2013, ma nemmeno nel dibattito pubblico, troppo impegnato a rincorrere farfalle: perfino la sparizione di ombrelli in Gran Consiglio ha avuto il diritto alle prime pagine. Anche la telenovela dei candidati al municipio di Lugano, che ormai tiene banco un giorno sì e l’altro pure, col risultato di aver già rotto le scatole ed altro a mesi di distanza dalle elezioni, è ben poca cosa in confronto a quello che succederà, ed anzi ha già cominciato a succedere, sulla piazza finanziaria.

Nel silenzio generalizzato si distingue tuttavia l’incredibile faccia di bronzo del partito socialista svizzero. Da un lato il PSS dichiara “urbi et orbi” di volere lo scambio automatico d’informazioni bancarie, quindi la fine del segreto bancario ed un’ ecatombe di posti di lavoro in Svizzera; dall’altro tenta – maldestramente ed in sprezzo del ridicolo – di spacciarsi per difensore degli impiegati di banca. Anche gli insulti all’intelligenza dei cittadini dovrebbero avere un limite.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi