La Wegelin & Co. Banchieri Privati, la più antica banca svizzera, fondata a San Gallo nel 1741, ha concluso una transazione con il fisco americano, accettando di pagare 57,8 milioni di dollari a titolo di multa e risarcimento e ammettendo esplicitamente di avere aiutato cittadini americani, tra il 2002 e il 2010, a evadere le tasse. Una volta regolate tutte le pendenze, l’antica banca cesserà di esistere.

Il caso Wegelin era esploso all’improvviso nel gennaio 2012, allorché tre dipendenti della banca erano finiti sotto accusa per complicità in evasione fiscale. Molto rapidamente, nel giro di pochi giorni, la banca aveva trasferito tutte le sue attività – con l’eccezione di quelle statunitensi – in una neo-costituita banca Notenstein, inserita nel gruppo Raiffeisen. Ma tutto ciò non era valso a scongiurare la catastrofe.

Negli ultimi giorni il mondo bancario elvetico ha poi appreso con costernazione che il capo della Wegelin, il banchiere Otto Bruderer, ha ammesso – e le sue dichiarazioni sono state trascritte a verbale – che la banca ha scientemente aiutato molti suoi clienti americani a evadere il fisco. Una “cospirazione finalizzata all’inganno” alla quale la banca stessa ha fornito un apporto decisivo. Bruderer avrebbe anche dichiarato che “nell’industria bancaria svizzera questo comportamento era del tutto abituale”.

Il giurista bernese Peter V. Kunz, specializzato in diritto economico, teme che simili dichiarazioni possano pregiudicare una conclusione favorevole della “guerra fiscale” con gli USA. “Quando il più alto dirigente (e comproprietario) della più antica banca svizzera dice cose del genere, questo pesa e molto. La posizione del nostro negoziatore Michael Ambühl, segretario di stato, si fa più difficile.”

[Fonte: Tagi]