Il partito politico costituisce lo strumento di mediazione necessaria del capitale politico, punto di collegamento fra il cittadino e il parlamento; assicura la partecipazione dei cittadini alle decisioni del parlamento, è un ponte fra la gente e l’autorità. Il partito è per il cittadino un mezzo di espressione, e non un fine. Tanto è vero che il ruolo assegnatogli dalla costituzione federale è quello di collaborare alla formazione dell’opinione e della volontà popolare.

Si è fatta ormai palese la difficoltà incontrata dai partiti nella realizzazione della volontà popolare. Di fatti si può sostenere che alla dinamica parlamentare si sia sostituita la dinamica dei partiti. Alle scelte democratiche si sono sostituite le scelte dei capi-partito: non sono, invero, i singoli parlamentari a prendere le decisioni, ma i partiti per loro. Ora, queste considerazioni appaiono nulle, o almeno zoppicanti, nel nostro paese. Tanto democratico da indurre a ricorrere a una inflazione di referendum e iniziative popolari.

È a questo proposito utile ricordare l’allontanamento dei partiti politici dai bisogni della popolazione, nel divario fra gli interessi del partito e gli interessi della gente comune, nello svuotamento ideologico e contenutistico dei partiti storici, d’altra parte lentamente abbandonati dai cittadini. Ma soprattutto nell’avanzamento dei partiti “slogan”: partiti non solo vuoti di contenuti, ma populisti; vilipendio della democrazia e della consapevole partecipazione democratica. Questi partiti, possono addirittura permettersi di non mantenere minimamente le promesse tanto sbandierate (es. Baustopp) e rimanere nell’ombra dei loro elettori. I nostri politici avrebbero la responsabilità e il dovere, almeno, di non prenderci in giro.

La base sulla quale si costruisce un rapporto di rappresentanza fra autorità e popolo è la comunicazione. La manifestazione del pensiero, pietra angolare del voto democratico, dovrebbe divulgare le scelte dei nostri politici, ticinesi e luganesi. Spesso il cittadino rimane nell’ombra. Questo non è ammissibile nel nostro stato di diritto.

Vorrei quindi ricordare che la partecipazione popolare comincia da una realtà piccola, dal comune, e che non sono le persone a non avere più fiducia nei partiti, ma i partiti a non avere più fiducia nelle persone.

Marco Patuzzi, candidato al consiglio comunale per i Verdi di Lugano.