La presa di ostaggi presso il sito di estrazione del gas di In Amenas, in Algeria, rivendicata dal capo islamista Mokhtar Benmokhtar e il cui bilancio (provvisorio) è di 32 terroristi morti e 48 ostaggi uccisi, potrà cambiare il corso della guerra nel Mali?

Le autorità francesi contano su una mobilitazione della comunità internazionale, ritenendo non possa restare indifferente dopo quanto è accaduto nel deserto algerino.
“Dopo In Amenas – ha confidato al portale d’informazione 20 Minutes.fr un ufficiale francese – per i governi occidentali è più facile far passare presso l’opinione pubblica una partecipazione nel conflitto. La presa di ostaggi ha reso il conflitto internazionale, ha permesso di prendere coscienza del rischio terrorista.”
Ma concretamente sinora l’unica offerta di unirsi alle forze francesi presenti in Mali è giunta dalla Russia. Il governo di Mosca ha proposto di inviare sul terreno uomini e armamenti.

La Francia spera nella conferenza prevista il 29 gennaio ad Addis Abeba, in Etiopia, durante la quale dovranno essere trovate risorse in appoggio alla Forza africana nel Mali.
Un paese come il Giappone, che nel sito gasiero algerino ha avuto diversi connazionali uccisi, potrebbe ad esempio annunciare un sostegno finanziario alle forze armate africane.
I ministri statunitensi e britannici della Difesa hanno confermato l’aiuto dei rispettivi paesi alle operazioni militari francesi, ma per il momento non invieranno truppe al suolo.
Il governo di Parigi spera nell’intervento di altri paesi europei ed è verosimile che nei prossimi giorni il presidente francese moltiplicherà gli appelli in questo senso.