Contrariamente a quanto accadeva nelle passate edizioni, in occasione del World Economic Forum a Davos non si vede traccia di anti-capitalisti arrabbiati, nessuna manifestazione nelle strade innevate, nessuno scontro con la polizia. Tutto tace, calma piatta.

Per garantire la sicurezza al WEF, sino al 27 gennaio a Davos sono previsti 5’000 uomini, tra soldati di milizia e rinforzi delle polizie cantonali e del Liechtenstein.
Inoltre sono presenti 1’400 agenti di sicurezza e una dozzina di cani dell’esercito, capaci di neutralizzare gli intrusi (che al momento non si vedono) in un batter d’occhio.

«Il calo di entusiasmo dei militanti può essere spiegato con difficoltà finanziarie personali, con i problemi legati al lavoro, alla vita quotidiana – commenta Florence Proton, segretaria generale di Attac Suisse sino al 2011 – Senza dimenticare la forte repressione da parte della polizia degli scorsi anni. Quando per delle ore si resta bloccati dalla polizia a Landquart (ndr: a 40 km da Davos), non si ha per forza voglia di rivivere la stessa esperienza l’anno seguente. E’ un’esperienza traumatica, scoraggiante e non dà alcuna voglia di ricominciare.”

“Con i militanti anti-WEF abbiamo sempre cercato il dialogo – replica Thomas Hobi, capo della comunicazione presso la polizia cantonale dei Grigioni – La calma che c’è quest’anno è molto piacevole.”

“La società civile non è esausta, anzi è più vivace che mai – sostiene il sociologo ginevrino Jean Ziegler – A essere cambiate sono le cause. Oggi la causa principale è la lotta contro la speculazione in Borsa sugli alimenti di base.”
Ziegler ammette comunque che la contestazione anti-WEF ha fatto il suo tempo e oggi è finita : “Il WEF non interessa più. La mobilitazione era necessaria fintanto che le maschere dei padroni del mondo erano intatte. Con la crisi economica e gli scandali finanziari le maschere sono cadute. Il lavoro è stato dunque fatto.”

(Fonte : Le Matin)