Accusato di aver lanciato raid aerei nei pressi della capitale siriana Damasco, il governo di Israele si dice determinato a impedire il trasferimento di armi dagli arsenali siriani al movimento libanese Hezbollah, alleato dell’Iran.

Mercoledì sera il governo di Damasco aveva annunciato che l’aviazione da guerra israeliana aveva bombardato un centro di ricerca militare a una quindicina di chilometri dalla capitale.
Le autorità israeliane hanno rifiutato di commentare la notizia ma una conferma indiretta è giunta dalle parole di Tzahi Hanegbi, ex presidente della commissione di Difesa : “Israele ha sempre detto che se armi in provenienza dall’Iran, dalla Corea del Nord e dalla Russia fossero cadute nelle mani di Hezbollah, una linea rossa sarebbe stata oltrepassata. Israele non può accettare che armi tecnologicamente sofisticate siano in possesso di organizzazioni terroristiche. Il nostro governo desidera che i paesi occidentali prendano il controllo delle armi siriane ma l’Occidente non sembra pronto a una simile decisione. Israele si trova dunque di fronte a un dilemma che deve gestire da solo.”

Il generale israeliano Dan Harel ha dal canto suo sottolineato che Israele non è pronto ad accettare che il movimento Hezbollah sconvolga l’equilibrio delle forze. Riguardo al raid aereo di martedì notte, Harel ha commentato : “Se davvero Israele ha bombardato in territorio siriano, lo ha fatto per mantenere l’equilibrio militare.”

I media israeliani riportano giovedì un notevole aumento delle richieste di maschere a gas nel nord del paese, dove cresce il timore di attacchi dalla Siria o dal gruppo libanese Hezbollah.
Il governo di Tel Aviv ha dichiarato che la consegna di armi chimiche siriane a Hezbollah costituirebbe un “casus belli” al quale Israele replicherebbe in maniera immediata e decisa.