Contattando questi cittadini tramite l’ “Organizzazione degli Svizzeri all’estero” (ASO), Swissrespect intende sensibilizzarli sul fatto che essi sono toccati dalle decisioni dei nostri politici nei negoziati bilaterali della Svizzera con i suoi vicini.

DALLA CULTURA DEL COMPROMESSO A QUELLA DELLA COMPROMISSIONE

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Eredità: gli svizzeri residenti in Francia tassati al 45% sui loro
beni svizzeri?

 

Benjamin Lebreton, avvocato specialista in diritto fiscale, e Jean-Daniel Balet, Swiss Respect
 

L’anno 2012 avrà segnato una svolta nella storia delle relazioni fiscali tra la Francia e la Svizzera. Di fatto, i numerosi tentativi di intimidazione e le molteplici richieste provenienti dalla Francia sconvolgono attualmente non solo lo spirito, ma anche l’economia delle relazioni fiscali franco-svizzere.

Il discorso dominante lascia credere che le diverse misure previste o adottate (la fine dell’istruzione amministrativa del 1972 relativa al forfait, la rinegoziazione della Convenzione sulle successioni, lo scambio di informazioni) non avrebbero effetto che sui francesi, residenti o espatriati, e non nuocerebbero agli interessi della Svizzera, dei suoi connazionali o dei suoi residenti.

Per SwissRespect, tutto questo è totalmente falso. In particolare, l’impatto del progetto di convenzione sulle successioni sugli svizzeri domiciliati in Francia è stato totalmente sottostimato. Ora, esistono più di 180’000 svizzeri domiciliati in Francia, i quali vedranno la loro situazione patrimoniale direttamente e gravemente colpita dalla riforma in corso. Tutto ciò senza alcuna giustificazione e in disconoscimento totale delle specificità svizzere.

Gli svizzeri di Francia si troveranno di fatto nell’obbligo di pagare diritti di successione sui beni che le loro famiglie possedevano in Svizzera, per quanto questi patrimoni sono stati costituiti dalle generazioni che li hanno preceduti, le quali hanno già pagato forti imposizioni svizzere su questi stessi beni (imposte sul reddito e sul patrimonio).

Quanti di questi svizzeri residenti in Francia si sono resi conto che il loro patrimonio svizzero potrà dar luogo a un prelievo francese fino al 45%? E questo per il solo fatto che hanno scelto di vivere in Francia…

L’approccio consistente nell’accettare le richieste fiscali del Grande Vicino a motivo di un’assenza di impatto diretto sugli interessi nazionali svizzeri è tristemente illusorio, sia sul piano strategico che su quello tattico. C’è forse bisogno di rammentare che la storia è costellata da esempi in cui l’assenza di resistenza ha condotto all’evoluzione di situazioni drammatiche?

SwissRespect si preoccupa per gli svizzeri all’estero, che devono essere difesi con forza dalla Confederazione nel quadro dei negoziati in corso.

La Francia dovrebbe anch’essa preoccuparsene. Questo perché, senza dubbio, non misura quale impatto potrebbe avere sulla sua economia la fuga degli svizzeri dalla Francia. Questi 180.000 svizzeri che abitano in Francia non possono essere esclusi dai negoziati a venire. Ed è d’altronde sorprendente che questo numero non venga comunicato con più precisione, dal momento che è nettamente più cospicuo di quello dei francesi residenti in Svizzera.

Allo stesso modo, la posizione della Svizzera sulla questione della procedura di scambio di informazioni deve essere inflessibile. Le nostre autorità devono in effetti opporsi a una singolarità francese che non rispetta in nulla i diritti dell’uomo (ai sensi della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo), vale a dire la procedura che impedisce alla persona oggetto di una richiesta di informazioni di essere informata sull’esistenza di tale richiesta.

Questa esigenza mette in pericolo uno dei valori fondamentali della Svizzera: il rispetto della sfera privata, valore che costituisce l’oggetto di una protezione particolare da parte della Corte di Strasburgo, com’è stato rammentato alla Francia da un’ordinanza del 26 ottobre 2012.

SwissRespect ritiene che su questo punto non debba essere fatta alcuna concessione, poiché ogni lesione di diritti fondamentali aprirebbe una breccia nei valori fondamentali della società svizzera.

In quanto alla questione dell’istruzione riportata del 1972 sul forfait, al di là degli ultimi sviluppi tecnici, conviene guardare allo spirito: la posizione dell’amministrazione fiscale francese sarà d’ora in poi orientata a considerare come fuori dal campo di protezione della convenzione i residenti a forfait, quale che sia la nazionalità di detti residenti.

Quale che sia la pertinenza giuridica dell’analisi svizzera della Convenzione e in particolare del suo articolo 4, le giurisdizioni francesi conservano una totale libertà di interpretazione della Convenzione fiscale, e questo conformemente a una giurisprudenza costante del Consiglio di Stato. Eclatante illustrazione, se ve n’è una, dell’adagio: “Verità al di qua dei Pirenei, errore al di là.”

Che futuro si prospetta oggi? La pressione si sposta ormai sulla fiscalità delle imprese. E questa pressione non cesserà, a meno che… A meno che, con un salutare soprassalto, la Svizzera non ricordi a tutti che il suo sistema e dei suoi valori sono universali.

Non si tratta qui di proselitismo. È questione dell’avvenire di uno Stato e di un popolo il cui modello originale merita il rispetto e l’attenzione necessari alla loro salvaguardia. Sotto questo aspetto, è venuto il momento di dire NO, di resistere e di ricordare a chi di dovere che la cultura del compromesso non è quella della compromissione.

Autori: Benjamin Lebreton, avvocato specialista in diritto fiscale, e Jean-Daniel Balet, Swiss Respect Ginevra

 

Diffuso per

Per Swiss Respect Svizzera

Flavien De Muralt

e

Coordinatore ad interim TI e GR italiano

Tiziano Galeazzi