Si voterà, dunque, il prossimo 3 marzo sull’iniziativa popolare della Lega dei Ticinesi, volta ad introdurre una serie di alleggerimenti fiscali, per le persone fisiche (le famiglie e le super bistrattate persone sole o “single” che dir si voglia) e per le persone giuridiche (aziende).

La necessità di portare delle modifiche in ambito fiscale, a parole, è stata detta e ripetuta a iosa dai partiti politici ticinesi rappresentati in Consiglio di Stato (con la nota eccezione del Partito socialista, pervicacemente contrario da sempre agli sgravi e spesso favorevole ad aumentare le imposte dirette e indirette), che però fra picche e ripicche, veti incrociati e guerre di bottega in questi anni non hanno mai raggiunto alcunché in proposito, anche perché, è stato detto, non è il momento opportuno per simili interventi.

E chissà mai quando sarà il momento, visto che, per certuni, è più facile fare del terrorismo fiscale, ipotizzando apocalittici scenari di tagli ai servizi pubblici, puntualmente smentiti dai fatti.
Eppure, lo sanno anche i paracarri che il nostro Cantone, in un periodo economicamente difficile per alcuni suoi segmenti d’attività, è sempre meno fiscalmente attrattivo, per le persone fisiche e per le aziende.
Si sa da tempo, per esempio, che l’attuale legge tributaria penalizza in maniera sconsiderata, anche nel raffronto con gli altri Cantoni, le aliquote B (le persone singole, che ormai per il fisco sono anche diventate persone di serie B), che non sono quattro gatti, come qualcuno vorrebbe far credere, poiché annoverano 120’000 soggetti fiscali, e che, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono dei benestanti.

La fiscalità non è tutto, ma certamente è una componente fondamentale delle condizioni quadro di un paese.
In ambito fiscale, da un decennio continuiamo invece a restare pericolosamente fermi al palo, mentre altri Cantoni si sono mossi alla grande.
Dopo le iniziative popolari lanciate negli anni Novanta e i pacchetti fiscali mirati presentati dal Governo cantonale nella seconda metà degli anni Novanta, risale ormai al 2001 l’ultimo rilevante messaggio governativo di modifica fiscale (quarto pacchetto di sgravi e passaggio alla tassazione annuale per le persone fisiche), seguito nel 2002 dall’approvazione parlamentare e nel 2003 dall’entrata in vigore.
A partire da quel momento, ad eccezione di alcune modifiche legate anche a disposizioni federali, sul riformismo fiscale in Ticino è calato il sipario.

Un paio di anni fa, uno studio commissionato dal DFE alla SUPSI aveva messo bene in evidenza come il nostro Cantone stesse inesorabilmente perdendo posizione nella competitività fiscale intercantonale. Sembrava, allora, che qualcosa si stesse muovendo, ma, ancora una volta, si è trattato di un’illusione ottica.
Il Ticino, è risaputo, applica per le persone fisiche una fiscalità altamente sociale, ma sta perdendo attrattiva per diverse fasce di contribuenti che potrebbero emigrare in lidi più accoglienti. Per quanto riguarda il carico fiscale delle persone giuridiche, stiamo poi diventando un vero e proprio fanalino di coda.
Le cifre reali dimostrano peraltro come il gettito fiscale sia aumentato negli ultimi anni, smentendo le interessate cassandre locali che ne ipotizzavano un drastico calo, a seguito dei pacchetti fiscali di fine anni Novanta e inizio anni Duemila.

In tutto questo preoccupa soprattutto la posizione di un Governo cantonale che sulla fiscalità è semplicemente paralizzato da anni e non sembra avere alcuna strategia di fondo, salvo poi opporsi a qualsiasi iniziativa di alleggerimento fiscale.
Siamo a metà legislatura e le probabilità di cambiamenti nei prossimi due anni sono ridotte al lumicino. Suscita inoltre un profondo disagio sentir dire dai rappresentanti del Governo che su temi rilevanti l’obiettivo è anche quello di avere il consenso e l’unanimità all’interno dell’Esecutivo.
Ma quando mai? Non si vota certo ogni quattro anni per avere un governo unanime. Perché l’unanime governo cantonale, se davvero ritiene importante la fiscalità, non ha allora presentato un suo controprogetto all’iniziativa leghista?
Perché non sono stati fatti i passi necessari in questi ultimi anni per promuovere una vera politica economica e fiscale per valorizzare il nostro Cantone?
Ho letto che i partiti daranno vita ad un comitato che si oppone all’iniziativa fiscale della Lega: tutti insieme, appassionatamente, verrebbe da dire. Tanta passione sarebbe stata meglio investita in progetti a favore del Cantone e della sua politica economica e fiscale.

Pur con tutti i limiti in essa contenuti, voterò a favore dell’iniziativa fiscale. Spero solo di non dover però nuovamente assistere a qualche sconfortante siparietto con improbabili, vuoti e impolverati bauletti portati a braccio da ridanciani consiglieri di Stato. Questo sarebbe davvero troppo.

Iris Canonica
già deputata in Gran Consiglio