“C’è una pagliuzza e c’è una TRAVE. È l’insoddisfazione degli utenti!”

Si vota il 3 marzo. Tutte le ragioni del SÌ nel “salotto buono” di Ticinolive.


Francesco De Maria  Signor Pietro Vanetti, lei è il presidente dell’AGNA, l’Associazione Genitori Non Affidatari. Vuole presentarcela?

Pietro Vanetti AGNA è nata il 1° dicembre 2005. L’obiettivo principale della nostra associazione è quello di permettere ai figli di genitori separati di mantenere le migliori relazioni personali possibili sia con la mamma che con il papà, e quindi ricevere cure, educazione, istruzione, affetto da entrambi, in sintonia, con i più attuali principi della pedagogia e psicologia infantile, con i principi espressi nella Convenzione dell’ONU sui diritti dei bambini, con quanto enunciato nelle Costituzioni Federale e Cantonale, nel Codice Civile Svizzero e in tutte le altre leggi a tutela dei minori.

Crescere con un padre attento e sempre presente fa la differenza. Migliora l’apprendimento e la condotta dei bambini e, da grandi, aumenta le probabilità di avere successo nella vita.

A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Università di Uppsala in Svezia che ha pubblicato i risultati del proprio studio sulla rivista Acta Paediatric.

A più riprese abbiamo segnalato alle autorità politiche e amministrative Cantonali che dal nostro osservatorio privilegiato veniamo spesso, troppo spesso, a conoscenza di situazioni tragiche, a nostro avviso tali in quanto mal gestite da parte di uno o più attori, e abbiamo chiesto interventi per correggere questo “disservizio”.

Perché questa modifica di legge è buona? Era necessario cambiare?

PV La modifica di legge è buona con i 3 emendamenti contestati e nell’attesa di una revisione più approfondita che porterà alla costituzione, speriamo, di un vero è proprio Tribunale per la famiglia.

Sì, è necessario cambiare gli aspetti che regolano la preparazione professionale dei componenti delle ARP perché considerandoli nel loro numero complessivo, i reclami relativi al cattivo funzionamento delle CTR presentati allo sportello di consulenza istituito nel 2007 da AGNA e ATFMR sono veramente tanti. La situazione è nota e confermata da verifiche e studi compiuti fin dal 2008, ma i presidenti delle CTR (ora ARP) in passato hanno respinto tutte le critiche e le proposte di miglioramento. Oggi, per giustificare la loro opposizione a questa legge affermano che  la modifica in votazione sarebbe abbastanza inopportuna considerata la revisione del sistema prevista tra due anni. Questa è la più fuorviante di tutte le affermazioni, e basta leggere la documentazione che abbiamo ricevuto a casa con la scheda di voto per capirlo. È vero che il Consiglio di Stato (art 52a) è chiamato a verificare entro il 31 dicembre 2014 l’efficacia delle misure delle leggi e delle disposizioni di esecuzione ai sensi del diritto federale, indirizzando al Gran Consiglio un rapporto in merito e proponendo i necessari adeguamenti legislativi per la riorganizzazione delle autorità regionali di protezione in autorità giudiziaria. Ma i necessari adeguamenti non sono ancora una “revisione del sistema” perché quella avverrà non prima del 2018 quando le ARP decadranno. E inoltre  l’art 52a in questione, fa parte della modifica in votazione, e se il popolo la respinge, si mantiene lo status quo, e con l’ostruzione dei Presidenti di CTR attuali a qualsiasi cambiamento, sarebbe un vero disastro.

Quale ruolo ha assunto la sua associazione in occasione dei lavori granconsiliari dai quali è uscita la nuova legge? In particolare, la sua associazione ha esercitato pressioni sui parlamentari per indurli a prendere determinate decisioni? L’on. Celio ha parlato di “un diluvio di e-mail” che si sarebbe riversato sui granconsiglieri. Le ha mandate lei?

PV Appena il Consiglio di Stato ha licenziato il MM6611 concernente la Modifica della Legge sull’organizzazione e la procedura in materia di Tutele e Curatele dell’8 marzo 1999, il 17 aprile del 2012 abbiamo chiesto alla Commissione della Legislazione di essere ascoltati. Con una lunga lettera congiunta con l’Associazione Ticinese Famiglie Monioparentali e Ricostituite (ATFMR), che allego, abbiamo presentato alla Commissione, le nostra attività e le nostre iniziative (le prime risalgono al 2006) e formulato dei suggerimenti per rendere più efficace la legge. Tutto questo per migliorare, da subito e risparmiando, i servizi dello Stato in materia di tutele e curatele e di protezione dei minori. La lettera l’abbiamo inviata al Consiglio di Stato, ai Capi Gruppo in Parlamento con la richiesta di essere ascoltati anche da loro, cosa che alcuni hanno fatto, e infine ai Municipi dei Comuni sede di CTR.

Dopo che a inizio settembre è stato pubblicato il rapporto di maggioranza della Commissione della legislazione che si limitava a proporre una verifica entro due anni della efficacia delle misure della nuova legge, il 19 settembre AGNA ha scritto una mail (l’unica) a tutti i parlamentari con la quale li informavamo che:

Varare la legge come proposto dal CdS significa mantenere per le nuove Autorità regionali di protezione (ARP) lo stesso “miscuglio di competenze” delle attuali CTR ma non di certo costituire una “autorità multidisciplinare e professionale” ai sensi del nuovo diritto federale di protezione degli adulti e dei minori.

Ai nostri occhi, invitare, come suggerito dal rapporto di maggioranza, il CdS a verificare entro due anni l’efficacia delle misure della nuova legge, prima di proporre eventuali adeguamenti, è una inutile perdita di tempo, visto che la nuova legge altro non è che un maquillage insignificante della attuale legge in vigore da ben 11 anni, giudicata da più parti come inefficace nella sua funzione principe, che è la tutela dei minori.

Per questo e per gli altri motivi, ben esposti nella nostra lettera del 17 aprile, qualora il Gran Consiglio approvi le legge cosi come proposta, senza tener conto dei nostri emendamenti, noi ci riserviamo di:

A) Inoltrare ricorso al Tribunale federale,

perché riteniamo che continuare a concedere la facoltà ai Presidenti della ARP di essere anche patrocinatori nell’ambito del diritto di famiglia rappresenta una violazione del “diritto ad un equo processo”, previsto all’art.6 CEDU.

B) Lanciare un Referendum contro la modifica della Legge,

perché approvarla significa mantenere inutilmente in vita per troppi anni una struttura che tutto fa, tranne tutelare i bambini.

In caso di successo del Referendum e in votazione la Legge delle autorità regionali di protezione, dovesse cadere, chiederemo che l’iniziativa parlamentare generica dell’8 novembre 2011 per “L’istituzione di un tribunale di famiglia” (presentata da Michela Delcò Petralli e co-firmatari) venga discussa in parlamento entro la sessione dell’11 marzo 2013.

Qualora ciò non dovesse avvenire, o l’iniziativa venisse bocciata in parlamento, lanceremo una iniziativa popolare entro il 1° aprile 2013 per l’introduzione di un Tribunale di Famiglia.


Alcuni giorni dopo la ATFMR ha inviato anche lei una mail ai parlamentari informandoli che condividevano il contenuto della mail di AGNA

Si vede che per l’On Celio, due e-mail di associazioni che si impegnano nel volontariato per un tema così importante come la famiglia sono già considerati un fastidioso  “diluvio” ……

Quali sono gli aspetti insoddisfacenti della situazione antecedente (ed attuale)? I presidenti delle tutorie sono incompetenti, o negligenti? Altre persone coinvolte – membri, delegati comunali – non sono all’altezza dei loro compiti? L’insoddisfazione degli utenti è palpabile, grave?

PV Gli aspetti insoddisfacenti, sono molto ben esposti nel rapporto Affolter del 2008. Sono parecchi ma ne riporto alcuni che ritengo molto significativi:
-Talvolta, a causa della mole di lavoro e dei limitati tempi di impiego dei membri dell’autorità, non si giunge ad una conoscenza approfondita del dossier, cosa che implica degli effetti sulla gestione del procedimento. Per questo, talvolta, nell’istruzione di un’indagine non si dà la dovuta importanza all’esame di partenza, ……………..
Non sussistono standard comuni né una univoca cultura della gestione di casi di protezione dei minori tra le diverse autorità tutorie né con i tribunali civili di prima istanza che si occupano della stessa materia,
-Non si intrattengono scambi di conoscenze specialistiche con le altre autorità tutorie o giudiziarie (p.es., nei casi di protezione dei minori, con la Pretura in merito alla competenza durante un procedimento di diritto matrimoniale: art. 315a e 315b CC), non c’è inoltre alcuno scambio in merito a standard comuni (p.es. nell’assegnazione dell’autorità parentale congiunta, nella fissazione dei diritti di visita o in merito ai calcoli del contributo di mantenimento)……………..


Per quel che concerne l’insoddisfazione, cito un dato: settimanalmente lo sportello di AGNA e ATFMR svolge da una a due consulenze gratuite a cittadini in difficoltà con le decisioni delle ARP. Lascio ai lettori la facoltà di valutarne la gravità.

Lei in un suo testo parla provocatoriamente di “pagliuzza” (del nuovo regime) e di “trave” (del vecchio). Ci parli di questa trave, se possibile portando qualche esempio significativo e concreto.

PV Nell’articolo da lei citato, chiamavo “pagliuzza” le argomentazioni dei referendisti per opporsi alla introduzione del nuovo. I cambiamenti conseguenti ai famosi 3 emendamenti comportano si qualche problema logistico, ma tutto risolvibile, se si vuole, in poche ore con il dialogo tra le parti (Dipartimento Istituzioni e Comuni). La “trave” è l’insoddisfazione degli utenti! Il sistema attuale non funziona, crea ovunque disagio e malcontento, abbandona i bambini a fare merce di scambio e di ricatto da parte del genitore affidatario, se poi non c’è nemmeno la autorità parentale congiunta ci sono tragedie che le attuali tutorie fingono di non vedere o non vedono per totale incompetenza.

Un esempio, se interpellati in merito alla insoddisfazione degli utenti molti i membri delle ARP danno per scontato che in ogni conflitto ce n’è  uno contento e uno scontento, mentre la scienza moderna in materia, con delle esperienze sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, insegna che se si affrontano i casi con un’ottica più pedagogica e più psicologica, cosa che dovrebbero fare queste autorità visto che si definiscono multidisciplinari, i risultati non sono perfetti, ma comunque decisamente ottimi, nell’interesse degli utenti.

Ci illustri i tre “importantissimi emendamenti” (parole sue) presentati dalle deputate Rückert, Viscardi, Gysin e Kandemir. Probabilmente l’ultimo di tali emendamenti, che ha dato origine all’articolo 9 e prevede la “professionalizzazione con un minimo dell’80% d’impegno lavorativo” della figura del presidente di tutoria, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha fatto scattare il referendum comunale. Non è così?

PV Gli articoli  “incriminati” sono il 6, l’8 e il 9. Il più importante della riforma è l’8 (idoneità dei candidati). Il Consiglio di Stato stabilirà l’idoneità dei membri delle ARP per farlo dovrà definire le competenze necessarie e allestire un profilo per i Presidenti, i membri e i delegati comunali. Attualmente non c’è. Le nomine avvengono senza concorso, più per scelte politiche che di competenza, il manuale Cencelli impera.

L’art 9 (grado di occupazione e divieto di patrocinio dei presidenti). Stabilisce che i Presidenti dovranno svolgere la loro attività in modo esclusivo. Come i giudici. E non potranno più essere anche patrocinatori. Una situazione che crea un palese conflitto di interessi, e che come dice lei, probabilmente ha fatto andare la mosca al naso a taluni interessati.

L’ art 6 (dimensione minima dei comprensori)
È l’articolo che permette di creare le basi per l’impiego a tempo pieno (min 80%) dei presidenti come suggerito dagli esperti.

In Gran Consiglio la nuova legge si è imposta con largo margine. Ma poi ben 68 comuni hanno impugnato l’arma popolare. Sembrano tanti. Che cosa è successo?

PV È successo che in Gran Consiglio le critiche relative alla qualità del servizio delle ARP, denunciate in particolare da AGNA e AFTMR (ma non solo), hanno avuto più peso che non le argomentazioni esposte dai Comuni e dai Presidenti di ARP a tutela dello status quo. Alcuni di loro, feriti nell’orgoglio, hanno convinto un numero sufficiente colleghi Municipali ad aderire alla domanda di referendum per bloccare tutto. Come hanno sempre fatto dal 2008 ad oggi.

L’obiezione più ovvia alla professionalizzazione – ed io non gliela risparmio di certo! – è la seguente: mentre “tutti” inneggiano (alquanto ipocritamente) al “meno Stato”, ciò che realmente si fa va esattamente nella direzione opposta: nuovi posti statali, più macchina istituzionale, costi supplementari. Che cosa risponde?

PV Che è una lettura sbagliata delle legge e degli emendamenti. Non si crea una nuova struttura, non si creano nuovi posti, non si crea più macchina istituzionale. Se si applicano correttamente i principi degli articolo 6 e 9 avremo semplicemente 5 Presidenti al posto dei 18 attuali. I costi supplementari paventati, sempre se si applicano correttamente gli articolo 6 e 9 sono stimabili in 50’000 franchi all’anno per tutto il Cantone. Na pagliuzza… E la probabilità di trovare, tramite pubblico concorso, 5 ottimi Presidenti che svolgeranno il loro mandato in modo esclusivo, noi la reputiamo molto reale.

L’on. Celio ha dichiarato che questa contestata legge è un passo verso la soppressione delle preture di valle (che molti considerano minacciate). Se così fosse, non sarebbe preoccupante?

PV Un conto è assicurare il servizio, anche nelle nostre valli, un conto è la difesa a oltranza di micro centri di potere che invece non portano a nessun beneficio per l’utenza. Con la riforma della legge, si possono mantenere i servizi nelle valli, e nel contempo migliorarne la qualità e l’efficienza. E l’argomento della perdita di prossimità non sta in piedi da un pezzo, cioè da quando sono state introdotte le commissioni tutorie regionali. Le faccio un esempio della commissione tutoria di Losone: il suo comprensorio spazia da Losone ad Ascona, Ronco, Brissago, tutte le Centovalli, tutta la Val Onsernone, e le Terre di Pedemonte.

Ad assicurare la prossimità dal 2001 non il Presidente ma è il delegato comunale, che conosce (o dovrebbe conoscere) il territorio. Già oggi è il delegato comunale ad esempio di Camedo, piuttosto che di Russo o di Vergeletto, ad assicurare questa prossimità. La presidente della commissione di Losone, Marzia Vignolini, probabilemente nella sua veste ufficiale non mette mai piede nella Val Onsernone…! Ma vale lo stesso ad esempio anche per la commissione di Agno, il cui comprensorio comprende tutto il Malcantone…

I Municipi le pratiche delle commissioni tutorie non le vedono più già da 12 anni. Ai tempi c’erano le delegazioni tutorie comunali, quindi in effetti il Municipio vedeva le pratiche. Dal 2001, ossia da quando è entrata in vigore l’attuale legge, con la quale si sono stabiliti i 18 comprensori, questo non avviene più. Quindi, vista anche la segretezza della documentazione, i Municipi non vedono più niente. Al massimo ricevono le fatture da pagare, per i casi in cui il pupillo non ha mezzi propri.

I fautori della riforma invocano spesso il “giudizio degli esperti”, in particolare l’ormai famoso Rapporto Affolter. Ma questo giudizio “degli illuminati” è unanime, o quanto meno convergente? Se si fosse scelto un perito diverso da Affolter, il risultato sarebbe stato, magari, molto diverso?

PV Sì, il giudizio degli esperti è unanime! Sia il Dr Affolter sia il prof Häfeli sia la Conferenza dei Cantoni per la protezione dei minori e degli adulti (COPMA) danno tutti le stesse indicazioni in merito all’occupazione esclusive dei Presidenti.

I costi della riforma sono stati correttamente stimati oppure – come spesso accade in simili casi (ma non si vuole insinuare!) – non si possono escludere brutte sorprese?

PV Come già accennato sopra, i costi se (sottolineo se) si applicano correttamente i tre emendamenti contestati si possono quantificare in circa 50’000 franchi per tutto il Cantone.

Sulla spinosa faccenda il Comitato cantonale del PLR ha dato un responso chiaro e netto, molto lontano dal voto granconsiliare. Questo fatto l’ha stupita?

PV Solo in parte, in occasione del voto in parlamento il PLR era diviso. Dei 21 membri del gruppo 7 hanno votato a favore, 8 contro, 2 astenuti e 4 erano assenti. Tra i contrari e assenti alcuni sono Presidenti di ARP, o Municipali e da settembre a oggi si sono probabilmente  dati più da fare dei favorevoli nel convincere i colleghi di partito. Questa è la democrazia.

Per finire, che cosa dicono e che cosa sperano i “6000 (disperati?) utenti delle autorità di protezione”? Ammesso che parlino… con una sola voce! (e questa voce è la vostra?)

PV Non posso certo affermare che AGNA è la voce di tutti i 6000 utenti di ARP. AGNA è sicuramente la voce di tanti utenti che devono far capo alle ARP a seguito di separazione e divorzio, che non sono pochi, e questi, nelle risoluzioni che li riguardano, auspicano maggiore trasparenza, maggiore equilibrio, maggiore rispetto…… e meno lacrime…..