L’intervista al comunista ticinese Massimiliano Ay, molto impegnata, sicuramente interessante e “supercliccata”, è arrivata lontano, sino alle isole Canarie. Alle tesi che Ay espone Gianfranco Soldati ha manifestato il desiderio di replicare. Ticinolive gli cede volentieri la parola.
Caro Francesco,
ho letto e riletto la tua intervista al segretario del partito comunista nostrano. E` chiaramente mancata la domanda sufficiente e risolutiva. Citi il signor Ay un paese, un solo paese, in cui i comunisti siano giunti al potere e i cui cittadini abbiano vissuto o vivono meglio dei proletari dei paesi capitalisti. L’Unione sovietica del compagno Stalin? Gli vengono accreditati 80 milioni di morti innocenti, tra sofferenze e patimenti che neanche il genio di Solgenitsin, Shalamov e Sacharov messi assieme è riuscito a descrivere compiutamente, con il corollario di migliaia di collaboratori politici costretti all’umiliazione oscena e ripugnante dell’autodenuncia menzognera prima della messa del cappio al collo. Adesso le cose sono migliorate, proprio grazie alla caduta del comunismo.
La Cina di Mao, con solo 10 milioni di defuntati, ombra pallida del padre dei popoli? Il regime sussiste, mitigato solo ed esclusivamente dal fatto che quei comunisti hanno capito che il loro sistema per propria natura produce solo miseria per tutti, ad esclusione naturalmente della nomenclatura, che è sempre stata e rimane la sola caratteristica di tutti i partiti comunisti al potere, presenti, passati e quasi certamente anche futuri. La Cambogia di Pol Pot, un benefattore da considerare tale perché aveva a disposizione una decina di milioni di teste da staccare dal collo e si è limitato a farne fuori 2 milioni, lasciando gli altri connazionali a patire quella fame che è la medicina più efficace che si conosca nella lotta all’obesità? O l’Etiopia di quel simpaticone di Mengistu, a nessuno secondo per efferatezza e ferocia belluina? Miglioramenti per tutti, dove il comunismo è caduto.
O forse la Cuba del lider maximo, tanto cara al franco compagno Cavalli, da addurre ad esempio per il successo della lotta all’analfabetismo e per lo sviluppo di un’industria farmaceutica da far impallidire d’invidia i dirigenti della Novartis? Certo, l’aver letto il libro dell’oncologo per antonomasia è merito non da poco del lider maximo, ma per i cubani come la mettiamo? Domandi loro, il signor Ay, se è meglio essere analfabeti con la pancia piena o letterati con la pancia vuota? Sarà sorpreso dalle risposte dei diretti interessati.
Richiamarsi, sulla base di analisi (ritornerò su questo termine tanto in voga presso i compagni) teoriche, alla triste e storica realtà di un comunismo che si può lecitamente considerare la più grande catastrofe che si sia mai abbattuta sull’umanità mi sembra, e non sembra solo a me, cosa repellente: un vituperio delle genti, uno sberleffo agli oltre 100 milioni di scheletri che il comunismo ha lasciato sul suo faticoso e analitico cammino.
Lo pensano anche i milioni di comunisti che sopravvivono più o meno mascherati nei vari partiti socialdemocratici, dopo che da anni hanno rinunciato alla primitiva denominazione di partito comunista, e citerò solo i discendenti di Togliatti e di Thorez, i Bersani e gli Hollande, per non sovraccaricare le meningi dei giovani socioanalisti attuali. Secondo Ay il comunismo dell’URSS sarebbe crollato per innocue “disfunzioni soprattutto interne”! Disfunzioni intestinali? Una terribile epidemia di dissenteria o, peggio ancora, di colera? Una disfunzione interna che produce oltre 80 milioni di cadaveri e inaudite sofferenze e privazioni, mitigate solo da miseria abbondante e distribuita in parti uguali? Adesso, per sola colpa delle “disfunzioni interne” ci sarebbe, e cito alla lettera, “una situazione geopolitica di forte instabilitä”.
Il capitalismo, che nel 1989 qualcuno immaginava potesse essere “buono”, ha deluso “la stragrande maggioranza dei cittadini che nel socialismo, pur nelle sue innegabili e gravi contraddizioni, avevano vissuto con notevoli garanzie sociali, lavorative e di studio”. Ma dove vive questo signor Ay, che pur pretende di ragionare (espungo, citando però alla lettera e senza manipolare, da sole 14 righe della sua intervista) sulla base di “una seria analisi” e propone, tramite e in pieno accordo con i neofilosofi del Molino, “momenti di discussione critica”, e già avevano proposto in passato, sempre i pensatori del Molino, “analisi interessanti di critica sociale”. E pensare che quei brutti ceffi dell’UDC vorrebbero, invece di valorizzarli, smantellare “quegli spazi (parla ancora del Molino) nei quali sono nati o si sono potuti esprimere” i nuovi pensatori. Altri intendono addirittura reprimere l’esperienza del Molino dopo oltre 10 anni di esistenza in cui ha saputo “costruire un percorso di indubbio valore sociale e culturale”, ciò che “sarebbe estremamente dannoso per la differenziazione culturale che una grande città come Lugano dovrebbe invece garantire”.
Meno magniloquente e pomposa, alla domanda successiva, l’informazione liberamente data ai lettori dell’intervista che “già nel 2010 il partito comunista ticinese “ha iniziato una profonda riflessione con quella che abbiamo chiamato Svolta eco-socialista”. Come diceva Marx, che in fatto di analisi e riflessioni tutti sovrasta, ma all’atto pratico ingravidava le serve e viveva alle spalle della moglie, “ogni progresso compiuto dall’agricoltura capitalista equivale a un progresso non solo nell’arte di derubare l’operaio, ma anche in quella di spogliare la terra”.
Così parlò nientepopodimeno che Ay Massimiliano Arif, segretario del partito comunista ticinese dal mese di giugno 2009, dopo essersi incontrato, l’anno scorso, con Mars Zabirov, segretario del dipartimento esteri (quasi quasi dimenticavo di dire che anche il piccolo ma pugnace partito comunista ticinese, con circa 100 tesserati e 4 sezioni regionali, dispone di ben 15 dipartimenti tematici, retti ognuno da uno dei 15 membri dell’organo politico esecutivo) del partito Comunista della Federazione russa guidato da Gennadi Zjuganov, secondo partito di quell’immenso paese con centinaia di milioni di abitanti. Come dire che nel comunismo, a differenza di quel che accade nell’UDC, tra pari ci si comporta da pari.
Gianfranco Soldati