Prosegue la dura lotta per la poltrona dorata della Città regina
Borradori persiste nella sua linea, a nostro avviso errata
Secondo round, ai punti ma nettamente, a ReGiorgio:
semplice, solido, lineare, anima e corpo per la sua Città

[Apro questo articolo, che viene scritto “in progress” – cioè gradualmente, in fasi successive – manifestando la mia eterna riconoscenza all’amico Tullio che, impietosito, mi ha offerto una delle (poche) sedie VIP superstiti, alle quali non avevo chiaramente diritto. Ero arrivato in sala alle 19.59 e non c’era un posto libero, a pagarlo a peso d’oro. Molti sono rimasti fuori, e tra loro l’on. Angelo Jelmini, che però ha mandato uno spiritoso messaggio. Abile moderatore Michele Fazioli, che tuttavia sul finale non ha concesso spazio alle domande del pubblico, suscitando qualche malumore]


“Lugano non sa parlare con Bellinzona, e neppure con Berna. Ma dialoga agevolmente con Pechino”. “Lugano fa la vittima [citato a senso], piange, strilla, ma in realtà riceve dal Cantone più di quello che dà”. “Lugano ha mille pretese, esige per sé corsie preferenziali, abbandona il tavolo delle trattative.” “L’immagine della città (qui, pare, in senso politico) dev’essere migliorata”. Eccetera eccetera eccetera. Sembra quasi che il consigliere di Stato, vestiti i panni dell’accusatore, si metta in difficoltà da solo, insista a spararsi in un piede. Ma un attimo di riflessione mostra che non si tratta tanto di una libera scelta, quanto di un fatto sostanziale. Lui è l’uomo dei castelli e delle Orsoline che, dopo 18 anni di governo, si è deciso a tentare la grande avventura sulle rive del Ceresio (altri vent’anni di brillante carriera politica…) Ha un bel dire: “Sono un luganese, conosco perfettamente la Città”. Vero, ma nelle presenti circostanze Borradori è un bellinzonese che, da dietro la sua scrivania governativa, ha guardato verso Lugano magari (talvolta) con inquietudine e magari (talvolta) con stizza. Di qui i suoi rimproveri e le sue recriminazioni. Borradori si rende anche conto, oggi, che la conquista di Palazzo civico sarà molto difficile e (forse) teme di essersi deciso all’avventura con leggerezza. I liberali luganesi, per i quali la perdita del governo della Città sarebbe un disastro di prima grandezza, non sono affatto finiti, affilano le armi e mostrano una notevole capacità di resistenza.


Battute, frecciate, colpi di fioretto e di clava

Riferendo di un ricco confronto come questo in un articolo di lunghezza normale non è possibile – e forse neppure opportuno – annotare tutti i singoli spunti dotati di interesse. Bisogna fare una scelta.


Fazioli a Borradori. Nel 2011 lei aveva detto ai suoi elettori: “Mi eleggete per quattro anni”. Adesso, nel 2013, lei lascia il Consiglio di Stato per traferirsi a Lugano. Peggio ancora: il suo partito vuole occupare il seggio a Bellinzona mandandoci Michele Foletti, che neppure si era candidato nel 2011. Borradori. Mi sembra di ricordare che il PLR… che un certo Dick Marty… (Ha ragione lui, s’intende)


Borradori. “Lugano ha vissuto anni fiorenti. Ma oggi vengo a Lugano in un momento di crisi…” Giudici (s’inalbera, risponde fieramente) La Città NON è in difficoltà. È divenuta più grande e non è in decadenza. Possiede un patrimonio imponente!

ReGiorgio puntiglioso contabile. Conta i milioni. “La Città ha versato al Cantone 94,58 milioni, il Cantone alla Città 29,79 milioni. Il saldo a sfavore di Lugano – è pura aritmetica – ammonta a 64,79 milioni”. Che precisione!


Fazioli a Borradori. È durata a lungo (e ha reso moltissimo, ndr) l’ “altalena” della Lega (io l’ho sempre chiamato il “doppio binario”, ndr): completo fumo di Londra alle Orsoline, Lacoste rosa in via Monte Boglia. Adesso però – per intervento di una forza superiore – è finita.


Fazioli a Giudici. La sua prima elezione (1984) è stata difficile e incerta, ma poi ha trovato una strada tutta in discesa. Oggi il Sindaco, per la prima volta, rischia.


Si termina in gloria, con l’umiltà e il sughero (v. titolo). E con la Kerry, che era l’ottima sindaca di Cimadera quando il villaggio era un comune, la quale protesta perché Fazioli nulla concede alle domande del pubblico. Anch’io ne avevo preparata una. Quale? Una bella. Pazienza.


NOTA FINALE. Si era ancora nella fase iniziale della serata quando Fazioli, dopo aver trafficato freneticamente per alcuni minuti col suo cellulare, ha sobriamente annunciato: “Abbiamo il papa Francesco I”.