Pubblichiamo integralmente la nota odierna, dura e triste, del consigliere di Stato Marco Borradori.


(fdm) — “Protagonismo arido di sentimenti”: questa è l’impressione di Borradori, questa l’impressione di larga parte del pubblico, e tutto sommato anche la mia. L’uomo è immensamente felice poiché si sente al centro dell’attenzione. Tutto il resto non conta.

— Quanto migliore l’atteggiamento sobrio e pacato del Sindaco, che ha mostrato di non aver paura d’inafferrabili fantasmi. “Volete il nome del vostro defunto leader sulla lista? Così sia, io ratifico”.

— Un’avvertenza a chi di dovere (“chi ha orecchi per intendere intenda”). La baracca la salva ReGiorgio e NON Paolo Bernasconi.


Scriveva Oriana Fallaci: “ci sono momenti in cui parlare è un dovere e tacere è una colpa”. E anche se preferirei stare zitto per non dare altro ossigeno alle fiamme moralizzatrici che pretendono di purificare il Paese e gli elettori, prendo la penna e commento. Lo devo a Giuliano Bignasca e alla promessa che ci siamo fatti nella famiglia della Lega al momento della sua scomparsa. Quella di spenderci tutti, specie chi è più in vista pubblicamente, con ancora maggiore impegno e responsabilità a favore del nostro Movimento.

Per Paolo Bernasconi il Nano è stato un nemico giurato da vivo e ora che non c’è più è diventato un’ossessione. Non abbiamo fatto in tempo a dare l’ultimo saluto al nostro presidente, che l’avvocato luganese si è impadronito del palcoscenico mediatico mettendo in scena l’ennesima triste commedia. Senza spendere una parola di solidarietà umana né un gesto di pietas, mentre il resto del Ticino si stringeva in un dolore commosso o, quanto meno, in un rispettoso silenzio.

Aperto al dibattito democratico e fedele alla moderazione istituzionale che gli eletti sono chiamati a osservare, finora ho taciuto. Ho perseguito la via della calma e della ragione quando mi sono confrontato con Bernasconi, compresa quella volta che ha dato dei “pagliacci” a tre consiglieri di Stato.

Ma non posso accettare che il suo protagonismo arido di  sentimenti offenda chi per oltre vent’anni si è speso con impegno, magari anche sbagliando ma in buonafede, per il bene del Ticino. Penso a chi ha rappresentato la Lega nelle istituzioni, ai molti militanti e a quella moltitudine di elettori che negli anni ci ha dato fiducia.

Quelli come Paolo Bernasconi non capiranno mai che l’essenza più profonda della democrazia è la fiducia nel popolo. Nella sensibilità e nell’intelligenza dei cittadini che sanno ascoltare, riflettere e scegliere, senza il bisogno di censure, moralismi o consigli salvifici. “E poi la gente (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare. Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare”, cantava Francesco De Gregori.

Non ci sarà ricorso o offesa che potrà anche solo scalfire la gioia e l’orgoglio di aver costruito, ognuno secondo il suo contributo e la sua sensibilità, questa storia chiamata Lega.

Per Giuliano Bignasca quella di Lugano era “l’ultima battaglia”. E ancora una volta il Nano sarà al nostro fianco. E noi al suo.