Spettabile Redazione,

le notizie dall’America latina hanno di solito poca risonanza sui nostri media, perlopiù indaffarati a catechizzare la popolazione sul ventaglio infinito di sacrifici da sopportare per scorgere un po’ di luce nel tunnel della crisi, soprattutto ora che il meridione di quel continente non è più il cortile di casa degli Stati Uniti.

Mi permetto quindi di rendere attento il “salotto buono“ della destra nostrana su un personaggio pubblico di quelle latitudini, dal passato ingombrante e innominabile (anche lui per diversi anni ha “giocato agli indiani contro i cowboys”) che laggiù è già un mito. La Redazione è ovviamente libera di fare del testo quel che ritiene più opportuno, compreso il far finta di niente per non distrarre i suoi internauti dal carosello di soliloqui preconfezionati (e di bischerate) che puntualmente abbondano nelle immediate vicinanze di ogni scadenza elettorale.

Carlo Curti

La Redazione, molto semplicemente, pubblica il pezzo, così com’è, non senza aver ammonito il signor Curti che non sembra il caso di far dello spirito su “indiani e cowboys” dal momento che gli assassini delle Brigate Rosse (citate sotto) non erano affatto personaggi dei fumetti.


Un presidente come si deve

Josè Mujica è presidente dell’Uruguay dall’1 marzo 2010. Dirigente storico della sinistra marxista è stato eletto alla massima carica nazionale come esponente del Frente Amplio, l’alleanza di tutte le forze progressiste del paese. Settantotto anni, vegetariano, coniugato dal 2005 con la senatrice Lucia Topolansky dopo una lunga convivenza.

In un mondo in cui la gente si scanna per il potere e per l’accumulo di beni materiali, lui, come Presidente, si trattiene solo 485 dollari dello stipendio per vivere e destina gli altri 7500 alla beneficenza. Vive di poco, anzi di pochissimo, in una vecchia fattoria senza neppure l’acqua corrente, ma solo quella del pozzo, con la sua compagna e un cane. Se non fosse per due energumeni che gli montano la guardia all’ingresso della proprietà, nessuno potrebbe immaginare che lì vive la massima autorità della nazione. Alla BBC ha dichiarato: “Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”.

È qualunquista fare un raffronto tra Mujica e il signor Napolitano, ex comunista-migliorista e presidente della repubblica italiana, che vive al Quirinale e guadagna 239.192 euro l’anno, aumentati di 8.835 come “carovita” per l’anno in corso? È qualunquista fare un raffronto tra Mujica, che ha rischiato la vita, conosciuto la galera e dice, forte e chiaro, che un politico dovrebbe vivere come la maggioranza dei propri concittadini, con altri ex comunisti neoliberisti: D’Alema, con il suo yacht ormeggiato a Gallipoli, o Fassino, sindaco di Torino, la città più indebitata d’Italia?

Se è qualunquista, scusatemi e passiamo ad altro: l’ambiente. Mujica ha pronunciato a braccio alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile/Rio+20, il 21 giugno 2012, un discorso rivoluzionario,
(http://www.youtube.com/watch?v=wl2nMudbSm8), come solo i grandi uomini sanno pronunciare, in cui ha denunciato le assurdità del mondo in cui viviamo. Questi alcuni passi del suo intervento: “Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare di più e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’ economia, e se si ferma l’economia appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.”

“I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara (popolo andino fra Perù, Bolivia Cile E Argentina) – dicevano: povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita di tanto e, ottenutolo, desidera ancora di più e di più. Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’ attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare. Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità! Esattamente quello che un po’ di saggezza suggerirebbe agli uomini: l’attuale modello di vita occidentale è sbagliato. Ma non bisogna cambiarlo perché un giorno neanche tanto lontano porterà all’ estinzione dell’intera umanità: tutte le specie nascono e muoiono. Bisogna cambiarlo perché non porta la felicità oggi, in questo momento, nello spazio di tempo breve che è la vita umana.”

Mujica ha un passato di militanza nei Tupamaros, il gruppo di combattenti uruguagi che negli anni sessanta-settanta del secolo scorso s’ispirava alla rivoluzione cubana. Per la sua scelta ha trascorso 14 anni di carcere duro, con torture annesse, fino all’amnistia del 1985. Come se, fatti i necessari distinguo, alla presidenza della vicina repubblica fosse eletto, un domani non proprio lontano, Mario Moretti, ex dirigente delle Brigate Rosse, oggi impiegato in un centro di recupero per ex detenuti chiamato “Giorno dopo”, che lascia ogni sera per rientrare nel carcere di Opera (Milano), a trentadue anni dal suo arresto.

Se è vero che s’impara solo dal passato perché il futuro non lo conosciamo e il presente, dopo un attimo, è già passato, i nostri cari vicini non sono messi poi così male come suggeriscono le cronache di questi giorni.

Carlo Curti, Lugano