Il 25enne soldato americano si riconoscerà colpevole di 10 dei 22 capi d’accusa e respingerà l’imputazione di aver aiutato il nemico. Argomenterà di aver voluto sollevare un dibattito sul ruolo militare statunitense.

La presunta talpa di WikiLeaks, il soldato Bradley Manning, compare lunedì davanti alla corte marziale di Fort Meade, nello Stato del Maryland, per rispondere all’accusa di aver passato migliaia di documenti segreti americani al sito di Julian Assange.
Manning, che rischia una pena a 154 anni di carcere, si è detto pronto ad ammettere la sua colpevolezza per 10 dei 22 capi di accusa che gli vengono contestati, ma ha respinto l’accusa di aver consapevolmente aiutato il nemico, sostenendo di aver cercato invece di scatenare un dibattito pubblico sulle guerre in Iraq e Afghanistan.

Tra i 150 testimoni chiamati davanti alla corte, 24 saranno ascoltati a porte chiuse, tra cui ambasciatori e funzionari dell’Intelligence, così che ogni membro del commando che partecipò al raid del maggio 2011 in Pakistan in cui sarebbe stato ucciso Osama bin Laden.

manningCentinaia di persone si sono radunate già sabato scorso davanti alla base militare di Fort Meade per esprimere sostegno a Manning, considerato un’icona di pace, un eroe che ha denunciato con coraggio gli abusi della politica estera americana.
“Le persone sono venute da lontano per essere al fianco di un grande eroe americano – ha detto Jeff Paterson, direttore della Rete di sostegno a Bradley Manning.
Grande assente è il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, che in un editoriale sul New York Times ha sottolineato come il Ministero della Giustizia sia al suo terzo anno di inchiesta penale continua contro WikiLeaks.