A Losone continua a far discutere la trasformazione dell’ex piazza d’armi e della caserma San Giorgio in un centro per richiedenti l’asilo.

“La problema­tica – si legge nell’edizione odierna del Corriere del Ticino – è tema di discus­sioni fra il Dipartimento federale del­la difesa, della protezione della po­polazione e dello Sport da una parte, il Comune e il Patriziato losonesi dall’altra.
Infatti, se Berna da un lato conferma la dispo­nibilità a vendere il complesso agli enti pubblici, dall’altro fa sapere che, pur se a titolo provviso­rio, per un periodo di 3 anni le strut­ture della piazza d’armi potrebbero entrare in linea di conto per una si­stemazione di richiedenti l’asilo.

“In tempi recenti (16 aprile 2013) – ricorda il Municipio di Losone in un comunicato – le parti si sono incon­trate a Berna, alla presenza del capo del DDPS e presidente della Confe­derazione Ueli Maurer e del direttore del Dipartimento cantonale delle istituzioni Norman Gobbi.
All’incon­tro ha fatto seguito uno scambio di corrispondenza che ha permesso di precisare le rispettive posizioni.
DDPS, Comune e Patriziato intendo­no ora affrontare nel dettaglio tutti gli aspetti della questione con l’o­biettivo di giungere entro fine anno a proposte concrete.
Ueli Maurer – sot­tolinea il comunicato dell’Esecutivo losonese – ha chiaramente dato la sua disponibilità a esaminare, in tempi brevi, la vendita dell’ex piazza d’armi e della caserma alla comunità di Losone e ha in questo senso dato riscontro positivo alla richiesta for­mulata dal Municipio e dall’Ufficio patriziale.

(…) “Il DDPS ha comunque manifestato – puntualizza l’Esecutivo losonese – l’intenzione di esaminare, congiun­tamente al Dipartimento federale di Giustizia e Polizia, la possibilità di utilizzare provvisoriamente, per un massimo di 3 anni, la caserma quale centro per rifugiati.
A tal proposito – annota il Municipio – va ricordato come la Legge sull’asilo accolta in votazione popolare lo scorso 9 giu­gno, autorizzi la Confederazione ad alloggiare richiedenti l’asilo per al massimo 3 anni in stabili di sua pro­prietà senza dover passare dalla pia­nificazione locale e senza dover chiedere l’accordo del Comune coin­volto.”