L’esponente socialista non fa sconti – Il suo duro commento


[fdm] Come sempre siamo grati a Roic per la sua schietta disponibilità. A differenza di altri, lui non ha paura di dire la sua su un portale orientato politicamente a destra (ma, non mi stancherò di ripeterlo, aperto).


La votazione ticinese, impropriamente ribattezzata “anti-burqa” e che la popolazione ha in qualche modo interpretato in questo modo, ha avuto, purtroppo, immediati strascichi politici di gran lunga più negativi del risultato della votazione stessa; una votazione, fra l’altro, che potrebbe essere invalidata a livello federale perché anticostituzionale (la Costituzione, fino a prova contraria, è una cosa seria: in essa sono esplicitati i valori fondamentali della convivenza civile del nostro Stato).

Se la posta in palio avesse riguardato – è accaduto in passato in Paesi difensori della laicità come la Francia – la promozione di un atteggiamento in qualche modo “repubblicano” per quel che riguarda il comportamento nei luoghi pubblici (scuole comprese), ovvero la primazia delle leggi dello Stato sui dettami confessionali, anche il dibattito in proposito si sarebbe sviluppato in altro modo.

È triste invece constatare che il Ticino, e non è la prima volta, si sta pian piano avviando su una china pericolosa e scivolosa, quella dell’assunzione del ruolo di laboratorio di xenofobia ed esclusione. Fede ne fanno lla sua e improvvide dichiarazioni di Lorenzo Quadri che a caldo ci comunica, bontà sua, di una probabile iniziativa “anti-burqa” (e daie…) a livello svizzero lanciata dall’Udc sulla scia di quella ticinese, mentre l’ineffabile “Ghiro”, in un delirio d’onnipotenza, ha persino voluto mandare un “messaggio” (??) ai fondamentalisti islamici.

Insomma, a quanto pare abbiamo davvero votato “contro il burqa”, mentre sulla domanda centrale – vengono prima le leggi dello Stato o le usanze confessionali? – si è ancora una volta crassamente equivocato.

Per quel che riguarda la votazione sull’obbligo di servizio nell’esercito, essa era abbastanza scontata, nel merito del risultato che sarebbe scaturito dalle urne. Le tradizioni svizzere inglobano anche la presenza costante dell’esercito nella vita della società elvetica. Se esso sia più o meno obsoleto nella forma attuale ce lo diranno, in un prossimo futuro, soprattutto i partiti borghesi e i loro simpatizzanti, contrari all’iniziative del Gsse, essendo stati proprio loro, a suon di maggioranze, ad aver “ridotto” negli ultimi quarant’anni il numero dei militi rossocorociati di ben 4/5.

Sergio Roic