PENSIERI MINIMI, TRA POLITICA E GOSSIP / 3

Baba xy

Barra –  Il consigliere di Stato di Ascona, il pugile, l’imprenditore. L’Angelo della Morte, improvviso, lo ha reso, di colpo, grandissimo. Il compianto è stato universale e ha toccato punte di autentica commozione e pietà umana. E dire che l’attacco contro di lui (e, attraverso lui, al suo partito) era pronto, anzi era già scattato. La munizione c’era; e, in ogni caso, qualcosa era stato raccolto per strada. Ma l’Angelo della Morte ha portato con sé, involandosi, la vittima designata. Per certuni, indubbiamente, un’occasione sfumata.

Lillo oltre la morte. Addendum, erratum corrige!  Sfumato? Non l’avessi mai scritto. Oggi la giornata era uggiosa ed io non ero neppure uscito di casa, dunque non avevo sotto gli occhi il “Caffè” (della Peppina, come dice allegramente Jean Olaniszyn). Poi l’ho trovato, alla stazione. Alle 18 ne restavano parecchie copie nelle cassette. Ecco come avevano predisposto l’attacco! Ma Michele Barra gli è sgusciato tra le mani e vola sovrano. Il nome dell’ “alto funzionario” potrei anche scriverlo, poiché l’hanno scritto tutti. L’Agnese è incaricata dell’inchiesta.

PS. Sono un po’ seccato con l’Agnese (che pure è un’amica) perché per due volte le ho proposto un’intervista e per due volte si è negata. “A te no!” mi ha risposto sul naso. “Di te non mi fido!” Ma si può?


Zali – Alla fine hanno scelto il presidente del Tribunale penale, probabilmente una buona scelta. La persona con la carica più autorevole e professionalmente più qualificata. La mia prima scelta politica sarebbe stata, sempre, Quadri, intelligente e tenace, il quale più di tutti, oggi, incarna lo spirito della Lega. Ma, come si sa, lui non era interessato: lasciare Lugano, lasciare Berna, lasciare la direzione del Mattino? E poi ancora, che cosa pretendiamo da lui? Il sangue? Per un posto visibilmente a rischio! Qui sta il punto. Zali, se è convinto e desideroso di affrontare la sfida, ha fatto benissimo ad accettare. La prova per lui giungerà presto, prestissimo: tra meno di un anno saremo in campagna elettorale. Il tempo è scarso ma – affinché abbia l’occasione di farsi valere – sufficiente.

Un noto esponente socialista (che conosco bene, col quale non parlo spesso, che neanche mi sembra socialista – ma io non me ne intendo, è evidente) mi ha detto, alla bastian contrario: “Scelta dubbia, infelice. Quell’uomo è senz’altro capace ma non sarà mai popolare. E un politico non può permetterselo.” “Capisco. Non è come Borradori che, mi hanno detto (ma non ricordo più chi), lo votano anche le strisce pedonali!

“Sì, ma quelle che hanno almeno 18 anni” soggiunge filosofico il sindaco di un comune nel quale sono arrivato all’età di cinque anni, per rimanerci non meno di 33. Scuole elementari e lupetti. Siamo alle “Cupole”, Besso festeggia il rinnovamento. Tanti auguri, Michele. Sei arrivato veloce, che tu possa durare!


“Sangue” – Dozio (rsi) è stato di parola, aveva promesso ed ha mantenuto. Lo ringrazio qui. Mi ha mandato il DVD del film “Sangue” di Pippo Delbono e Giovanni Senzani, ideatori e interpreti. Ieri sera l’ho guardato (dovevo) a sprazzi, a pezzi e a bocconi. Prima impressione (ma, lealmente, la cambierò, se ne sentirò la necessità): lentissimo, noioso, esasperante, mortale (in tutti i sensi). Fare cinema significa filmare delle persone che parlano? Poiché non sono un critico cinematografico, sono costretto a starmene zitto. (Già me li sento: “Che competenza ha Lei per giudicare?”).

L’Aquila, deserta di umani e spettrale. Silente atto d’accusa – immagino – contro il governo, non contro le forze maligne della natura (terremoto). Garofani rossi al funerale del brigatista rosso Prospero Gallinari. Parecchia gente in fila sotto il nevischio. “Guerriglieri” dice pari pari Senzani. Come quando spararono alle spalle a Walter Tobagi, un innocuo giornalista socialdemocratico del Corriere. Un atto di guerriglia, anzi di guerra, per il trionfo dell’idea, per andare verso un mondo migliore. La “pratica” dice pari pari Senzani. Immagino che questo significhi: ammazzare la gente. Potenza dell’eufemismo rivoluzionario! Lunghe sequenze in macchina, di notte. La voce del navigatore, “a sinistra!”. La madre (di Delbono) malata, dolente, morente. Con la sua fede semplice, che si sente sincera e che non ha trasmesso al figlio. Il quale vola in Albania, a Durazzo, alla ricerca di un farmaco “improbabile”, ricavato dallo scorpione azzurro, miracoloso contro il cancro. Lo trova. L’agonia della madre, le parole di sant’Agostino: immagini crudeli e, secondo me, inescusabili (ma l’arte non “copre”, non “giustifica” tutto?). Le camere ardenti (quanti defunti), la madre impietrita nella severa e solenne postura della morte. E giungiamo al clou: l’assassino rievoca, calmo, l’uccisione spietata di Roberto Peci. Una rappresaglia obbligata (affinché i nostri figli abbiano un mondo migliore).

Poi il nonno (così sembra) parla al cellulare, è quasi tenero. Di nuovo l’Aquila. Fine.


Bertini – Ho capito che Bertini avrebbe vinto guardando la televisione. Grande serata elettorale per tutti i partiti dal Lido di Lugano, a pochi giorni dal voto. Gran ressa, tutti impegnati alla disperata per piazzare una parola, o almeno un ciao che arrivasse allo schermo. Il giovane Bertini è un buon oratore, è assennato, schietto e spigliato, riesce simpatico. Ma quella sera non ebbe bisogno di parlare! Ai lati di ReGiorgio – re per molti anni ma re ancora per poco – stavano Giovanna e Michele. Il messaggio era per gli occhi. A che pro parlare, a che cosa potevano servire le parole?