Extraverbo contro Tettamanti


(fdm) Questo pezzo non era che un lungo post, scritto però da un blogger notevolmente colto (e sinistro impenitente, ça va sans dire). Ho deciso di pubblicarlo in forma di articolo, concedendogli maggiore evidenza.

Io amo i blogger perché io stesso sono stato un blogger. Una persona allora mi vide e mi lesse e si accorse di me. E pensò che io fossi un blogger… diverso dagli altri. Sarà stato davvero così?


Se l’Avvocato (concediamogliela la A maiuscola delle agenzie di rating…) in fondo se la merita, almeno per il costante soccorso offerto al libero mercato; se l’Avvocato, dicevo, insiste sull’argomento, ciò può anche significare che l’economia liberale necessita di immediati soccorsi. A ben guardare l’avv. Tettamanti è un esempio indubbio della forza che risiede negli influenti ranghi dell’economia finanziaria: tempo per scrivere, buone letture, cultura, competenza specifica, esperienza internazionale e… media pronti all’immediata pubblicazione.

Con tali patrimoni alle spalle e ben difficile perdere consensi, eppure… eppure l’economia liberale ha perso molto del suo prestigio. Un’economia che meno di vent’anni fa poteva annunciare la superba vittoria sul sovietismo (sostenuta da potenti capitali, dai media di tutto l’occidente e dalle sicure simpatie popolari) oggi deve fare i conti con il malcontento generalizzato. C’è il serio rischio che iniziative come quella dell’uno dodici, raccolgano vasti consensi. Da qui la mobilitazione dell’intellighenzia dei mercati finanziari. In realtà c’era, e c’è tuttora, una parte dell’élite economica internazionale che non ha mai accettato la socialdemocrazia.

Quel contratto sociale ottenuto dopo una lunga battaglia tra un capitalismo prepotente e le forze progressiste. È in fondo questa, l’essenza che unisce la configurazione politico-economica e che “indirizza” la “crisi” attuale: annullare il contratto sociale su cui si sono fondate le socialdemocrazie. Come la Svezia per esempio. Un modello della politica sociale nordeuropea da ridimensionare. La disoccupazione nei paesi europei è all’incirca di 30 milioni di persone. Perfino nella “ricca” Germania si calcolano 12 milioni di persone nell’indigenza.

Quella che oggi viene illegittimamente e furbescamente chiamata “crisi” ha perso ogni relazione con “krisis”, termine dal quale deriva. Oggi è fin troppo chiaro che molti lavoratori dei cosiddetti paesi avanzati semplicemente non servono: il capitalismo finanziario può crescere anche senza di loro. Per codesto modello economico essi sono solo un costo. È la conseguenza di una scelta che ha una sua terrificante logica. Una catastrofe che viene addirittura esibita in barba alle promesse iniziali della ricchezza per tutti. Una catastrofe che si vende con il colpevole preconfezionato in allegato: il basic bargain. Ed è questa la ragione dell’esibizione del disastro. Colpevolizzare il welfare per affossarlo in nome di una nuova fase capitalista, un capitalismo fondamentalista, rapace, selettivo, speculativo, egemonico e planetario, confezionato per riprendersi il potere. Senza se e senza ma.

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