(fdm)   All’apice del dramma italico politico-umano ecco il dottor Soldati con il suo stile sanguigno ed “eccessivo” (per la delizia dei suoi fans). Al di là di una parola piu’ o meno forte, sulla tesi di fondo io concordo: il Cavaliere – che tenacemente, astutamente, audacemente aveva saputo sottrarre, per circa dieci anni complessivi, il potere alla sinistra – doveva essere distrutto, con ogni mezzo.

Finalmente la sinistra italiana ha realizzato quello che da 20 anni a questa parte è stato il solo e unico suo progetto politico: l’eliminazione di Silvio Berlusconi dalla scena politica. 27 novembre 2013: una data “albo signanda lapillo” per Napolitano e i suoi “sudditi”, grosso modo la metà degli italiani, “lapillo nigro” per l’altra metà.

La sinistra ha basato la sua aggressione al leader della destra su un dogma granitico da tutti accettato e da nessuno discusso: LA GIUSTIZIA E`UGUALE PER TUTTI. Fingendo di dimenticare, o di non sapere, che purtroppo la giustizia viene somministrata da esseri umani che per loro intrinseca natura non sono uguali per tutti. In Italia poi, meno che mai, con una Magistratura “soi disant” democratica che può essere tranquillamente denominata associazione per delinquere a scopo di vessazione e se possibile di eliminazione di avversari politici.

La domanda da porci (porci nel senso di porre, non di maiali) diventa allora questa: dal 1994 ad oggi Berlusconi, con oltre 50 procedimenti  sul gobbo, è stato si’ o no vittima di una persecuzione giudiziaria? Per chi risponde no la discussione (e la lettura del mio scritto) finisce qui, non vale la pena di perder tempo con i ciechi, pardon, ipovedenti che non vogliono vedere. Per gli altri, possiamo continuare.

Napolitano, veterocomunista incallito e incancrenito, che mai ha trovato un attimo di lucidità, di onestà e di carità per deplorare le oltre 100 milioni di vittime innocenti di Stalin, Mao Tse Tung, Pol Pot e  seguaci, per decenni ha negato, con il suo partito, i crimini atroci delle foibe, anatemizzando chi osava evocarli, per poi aver la faccia di bronzo di raccomandarne il ricordo in qualità di inquilino del Colle, per evitare che i delitti potessero ripetersi. Gli orribili misfatti a danno di innocenti indifesi delle Brigate Rosse sono stati da lui assorbiti in un silenzio compunto, quasi monastico. Napolitano ha assistito in complice silenzio per 7 anni, nella carica di presidente del CSM (consiglio superiore della magistratura, a chiara preponderanza autoproclamatasi “democratica”, quasi che la minoranza fosse da ritenersi non democratica) agli abusi di magistrati inquirenti e giudicanti fuorviati dai loro pregiudizi ideologici.

Dopo aver imposto a Berlusconi, indebolito dalla crisi dei debiti sovrani e da problemi poltici di impossibile soluzione oltre che da quelli giudiziari, di cedere le redini ad un nefasto e supponente servitorello di Bruxelles, a nome Monti, salito poi in politica a dimostrare la sua vera personalità, ha accettato una rielezione indispensabile dopo le trombature, da parte della stessa sinistra, dei suoi  candidati al Colle, “Mortadella” Prodi e Marini, fucilati da oltre 100 franchi tiratori.

Bersani, vincitore sconfitto delle elezioni (voleva smacchiare il giaguaro, ma fu lui ad essere smacchiato dagli elettori) perse più di un mese in genuflessioni e paurose calate di brache di fronte ai 2 sprovveduti e spocchiosi capigruppo grillini nella speranza di poter formare con loro il governo del rinnovamento, un marchingegno impossibile per il semplice fatto che Grillo aveva fatto della distruzione dei vecchi partiti il grimaldello del suo successo. Il logico e solo possibile governo di coalizione con il PdL era inconcepibile per Bersani, ammalato di antiberlusconismo demenziale in fase terminale. Preferì infatti il suicidio politico.

A sostituirlo nel tentativo di formare un governo l’uomo del colle  chiamò un grigio, anzi incolore “apparatchik” (burocrate, portaborse), Enrico Letta, che, gonfiato dalla carica assunta come l’uomo di gomma della Michelin, lancia adesso i suoi ruggiti topolineschi  e decide, il più delle volte, di non decidere: un nuovo “Temporeggiatore” politico, sull’esempio dei temporeggiatori bellici, Fabio Massimo e Kutuzov.

Per  rinforzare il governo delle “larghe intese”, sempre a rischio di sfiducia in Senato, Napolitano pensò bene di nominare 4 senatori a vita (il quinto posto lo aveva già attribuito a Monti, presidente adesso fallito e screditato di un partito, Scelta Civica, ancora più fallito del suo presidente), tutti di estrema sinistra. A parte il fatto che in democrazia i presidenti a vita sono un relitto di stampo borbonico, una scelta disastrosa da parte di un personaggio che si voleva presidente di tutti gli italiani ma è rimasto presidente di una fazione.

Da ultimo, ciliegina sulla torta (ma qui si dovrebbe parlare di ciliegina sulla pizza Napolitano), vi è poi da considerare l’ultimo, clamoroso errore del vetero comunista sulla via in salita che conduce al Colle dei veri uomini di stato. Ma di questo scriverò domani.

Gianfranco Soldati

Napo morente x smNapoleone morente, di Vincenzo Vela