Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha qualificato il Bitcoin un’alternativa interessante quale veicolo per il trasferimento di soldi nel mondo intero. Dieci giorni dopo questa dichiarazione, il valore di un Bitcoin è salito a 1’200 dollari.

Nella seconda metà di novembre, il Bitcoin ha triplicato il suo valore. Il suo valore espresso in dollari è stato moltiplicato per 100 dall’inizio dell’anno e attualmente in pratica vale quanto un’oncia d’oro a 1’240 dollari.

Al ritmo attuale – progressione esponenziale – entro Natale il suo corso raggiungerà quello del lingotto d’oro.
Se qualcuno, ad esempio, avesse 1’000 Bitcoins acquistati a 5 dollari l’uno nel gennaio 2012 e decidesse di convertirli in lingotti d’oro, questo rappresenterebbe una transazione di quasi 40 milioni di dollari.

Oggi il fortunato detentore di 1’000 Bitcoins disporrebbe già di un potere d’acquisto (uscito dal nulla) di 1.24 milioni di dollari.

Il Bitcoin non è assimilabile né a uno stock di oro né a una ricchezza tangibile – presente o futura – ma solo a una grande capacità di calcoli algoritmici.
Sapendo questo, la sua evoluzione – non proporzionale alla crescita economica ma costituente il riflesso del grado di avidità degli acquirenti – è quanto più si avvicina all’isterismo speculativo dei bulbi di tulipani, con una moltiplicazione di 100 del loro valore in due anni (il culmine era avvenuto nel febbraio 1637).