Il regime siriano ha condotto questo fine settimana il suo raid aereo più sanguinoso contro i quartieri ribelli di Aleppo, facendo un’ottantina di morti e numerosi feriti. Un violento attacco contro l’opposizione all’indomani dei colloqui di Ginevra.

Il conflitto in Siria, che a marzo entrerà nel suo quarto anno, sabato ha nuovamente avuto ripercussioni nel vicino Libano, dove un attentato suicida ha fatto diverse vittime a Hermel, un feudo del movimento sciita libanese Hezbollah, impegnato a fianco delle truppe siriane del presidente Bachar al-Assad.

All’est della città di Aleppo, sabato almeno 85 persone sono state uccise da barili di esplosivi lanciati da elicotteri militari sui quartieri controllati dai ribelli, come ha affermato l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo.
Si tratta dell’attacco più grave da quello del 15 dicembre, quando i morti erano stati una settantina.

Secondo il quotidiano filo-governativo Al-Watan, l’esercito ha “ripulito” la maggior parte di due quartieri di Aleppo e nelle prossime ore procederà verso altri quartieri della città. Da mesi lo scopo delle truppe governative è accerchiare Aleppo e obbligare i ribelli alla resa.
Nel centro della Siria, vicino alla frontiera con il Libano si sono svolte vaste operazioni militari destinate – secondo il giornale – a impadronirsi della città di Zara.

Venerdì a Ginevra le discussioni fra i rappresentanti dei due campi si sono concluse senza risultati concreti.
Domenica il vice ministro siriano degli affari esteri Fayçal Moqdad si è scagliato contro l’opposizione, accusandola di menzogne e di ipocrisia nei confronti del popolo siriano e del mondo intero.
Dopo aver trattato i membri dell’opposizione di “mercenari manipolati dalle forze estere”, Moqdad li ha accusati di essere i responsabili del fallimento dei colloqui di Ginevra, a causa del loro rifiuto di impegnarsi su principi che nessun siriano dovrebbe rifiutare : l’unità della Siria, la sua indipendenza e la sua sovranità.

L’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite e negoziatore capo a Ginevra, Bachar Jaafari, ha rimproverato all’opposizione di mancare di una visione politica e di essere concentrata unicamente sulla questione del governo di transizione.

Secondo il giornale Al-Watan, “adesso la guerra non è più militare ma si è trasferita sul terreno della politica e della diplomazia, terreni dove i siriani sanno muoversi bene. La Siria ha un potente esercito di diplomatici e di uomini politici capaci di far fronte a qualsiasi situazione.”

L’Occidente vuole accrescere la pressione sul governo siriano per ottenere un miglior accesso umanitario e accelerare l’eliminazione delle armi chimiche. Un progetto di risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è in preparazione per chiedere che gli operatori umanitari possano avere accesso alla città di Homs.

In quasi quattro anni, si calcola che il conflitto siriano abbia fatto oltre 136’000 morti e milioni di esuli e rifugiati.