dal blog filippocontarini.ch 

A Tiziano Galeazzi, fermissimo sostenitore dei Gripen, rispondono oggi Filippo Contarini, socialista, e Sabrina Chakory, verde. L’articolo di questi graditi ospiti non impegna la linea redazionale.


Sabrina ed io abbiamo scritto questo articolo sull’acquisto di aerei da guerra, convinti che sia necessario lavorare sui temi fondamentali invece di lasciarsi andare a sterili polemiche tatticiste. Buona letttura!

È anzitutto una questione di priorità. E diciamolo: in questo momento i Gripen non sono la nostra priorità. Ci sono in gioco cifre enormi: i nuovi giocattoli dell’esercito costeranno oltre 3 miliardi, più almeno altri 7 di manutenzione nei prossimi anni, soldi spesi soprattutto per materiale e servizi esteri.

Lo Stato ha tanti compiti e i cittadini svizzeri hanno la possibilità di dire sì o no alle grandi spese, stabilendo la lista delle priorità. Ecco allora due semplici esempi per spendere meglio i nostri soldi:

  1. I giovani fanno sempre più fatica a trovare lavoro. L’assicurazione contro la disoccupazione ha tagliato i sussidi, scaricando il peso della precarietà sulle famiglie. Inoltre le borse di studio a livello nazionale vengono “limate” senza sosta. In un periodo di incertezza economica globale la formazione e l’inserimento professionale sono la priorità numero uno. Sono finite le vacche grasse, la vera assicurazione contro la miseria in questo nostro Paese non sono 22 aerei svedesi, ma è dare un futuro economico ai nostri giovani. Usiamo quei miliardi per non lasciare i giovani a piedi o con stipendi da fame.
  2. Abbiamo appena votato un importante finanziamento per lo sviluppo del trasporto ferroviario. Sappiamo però che le nostre strade rimangono intasate, in Ticino come nelle grandi regioni urbane dell’altipiano. Il motivo: le compagnie di trasporto pubblico vengono privatizzate e diminuisce il servizio nelle zone periferiche. Inoltre la pianificazione urbana è completamente sballata, espropriare costa troppo, di corsie ciclabili e innovazioni per la mobilità lenta non se ne parla. Bisognerebbe incentivare i trasporti eco-compatibili, ripensare le strutture viarie nonché ampliare e intensificare i trasporti pubblici nelle periferie per evitare il traffico parassitario. Sarebbe un investimento economico prioritario in mobilità, in qualità di vita e in tutela ambientale.

Per tutte queste cose i soldi non ci sono.

I soldi ci sono invece per andare in Svezia a comprare degli aerei che esistono solo sulla carta e che costano un’enormità. Conosciamo alla perfezione le motivazioni di chi vuole comprarli: sono un’assicurazione per il nostro futuro, i nostri aerei sono vecchi, nel mondo c’è la guerra… La realtà è che questi signori non ci spiegano né perché bisogna andare a comprare aerei così cari (ah la grandeure suisse…), né a cosa ci servano realmente altri 22 aerei da combattimento nuovi, visto che abbiamo una flotta già molto grande. Solo cinque anni fa l’esercito chiedeva 400 milioni per sistemare i tanti aerei a disposizione. Oggi ci chiedono una pioggia di miliardi per prenderli nuovi. Evidentemente il fatto che il ministro della difesa sia anche l’ex presidente dell’UDC fa comodo. Quando in gioco c’è la sete politica i soldi si trovano subito. E il cittadino paga.

È il caso di ricordarlo: la Svizzera è uno Stato che si sorvola in pochi minuti. La protezione aerea garantita dai nostri jet non è quella dei film, non siamo e non saremo una grande nazione in guerra e non ci sono da noi i top gun che volano per ore sopra i deserti. La Svizzera è, è stata e deve rimanere un Paese neutrale. La neutralità si mantiene prima di tutto intrattenendo coerenti posizioni diplomatiche con i nostri vicini. Chi vuole comprare gli aerei da guerra gioca sulla paura, ma non sarà con i facili slogan del Dipartimento della difesa che saremo fedeli alla nostra Storia. Dov’erano i nostri Tiger e i nostri Hornet quando la CIA deportava i prigionieri a Guantanamo volando per ben 76 volte sopra il nostro territorio?

Comprare i Gripen è un errore, spendere così tutti quei soldi è sbagliato, i cittadini hanno ora la possibilità di dire alla politica quali sono le priorità di spesa della nostra Confederazione. E lo shopping compulsivo in Svezia non è una priorità.

Sabrina Chakori e Filippo Contarini